dopocalcio
(dopo-calcio), s. m. inv. Fase della vita di un calciatore successiva all’abbandono dell’attività agonistica. ◆ Ho vissuto quasi tutta la mia carriera con la maglia del Milan, ma a Roma mi sono sempre trovato benissimo. Dirò di più: quando pensavo a un lavoro per il dopo-calcio, ne immaginavo uno che mi permettesse di vivere un po’ a Milano e un po’ a Roma. Prendendo tutte le cose migliori di queste due città. (Gianni Rivera, Corriere della sera, 29 aprile 2004, p. 49, Cronaca di Milano) • Il Consiglio comunale di Cagliari per una volta ha votato compatto. All’unanimità: ventisei presenti, ventisei alzate di mano per tributare a Gigi Riva la cittadinanza onoraria. La mozione, primo firmatario Gianni Chessa (Udc) rende onore al campione che ha fatto conoscere Cagliari in tutto il mondo. Rombo di tuono si dice onorato del riconoscimento: «Sapevo che era possibile, fa piacere che nel dopocalcio sia arrivato questo riconoscimento, rivolto più all’uomo che al giocatore». (Unione Sarda, 22 dicembre 2004, p. 1, Prima pagina) • Una carriera da bomber, chiusa domenica. [Carlo] Calabria, ma è davvero finita? Una decisione definitiva? C’erano già stati altri addii? «Ho 40 anni compiuti. Sto bene fisicamente, ma è diventato un impegno troppo pesante. E sono consapevole che arriva per tutti il momento di mettere. Devo pensare al dopocalcio». (Bruno Monticone, Stampa, 30 gennaio 2007, Imperia, p. 89).
Derivato dal s. m. calcio con l’aggiunta della prep. dopo, usata con funzione di prefisso.
Già attestato nella Repubblica del 22 agosto 1986, p. 16, Sport (Gianni Mura).