dramedy
s. f. o m. In ambito televisivo, prodotto di fiction che mescola elementi seri e comici. ♦ «Il soggetto è di Ago. Io e Gero siamo da sempre affascinati da un certo cinema che fa degli interni non solo un contenitore ma un mondo. Penso a Four rooms, Barton Fink, ma anche Delicatessen o, nella versione più estrema, The Cube. Abbiamo creato un non-luogo per far incrociare storie e personaggi. È venuto fuori un dramedy, una commedia nera dal ritmo frenetico […]» [Enrico Remmert] (Clara Caroli, Repubblica, 18 febbraio 2009, Torino, p. 12) • Hilary Swank [...] arricchisce la sua carriera di un altro intenso personaggio, una giovane donna malata da Sla in «Qualcosa di buono» di George C. Wolfe, con Emmy Rossum, nelle sale dal 27 agosto con Koch Media. Tratta dall’omonimo romanzo di Michelle Wildgen, la storia unisce i toni da dramedy alla «Quasi amici» con la commozione del classico film d’amore, amicizia e malattia. (Francesca Pierleoni, Ansa.it, 8 luglio 2015, Spettacolo) • Meritatissimo quinto posto per la dramedy che cavalca meglio di qualsiasi altro titolo quest’anno (basti pensare a The Get Down, Roadies o Vinyl) la ritrovata passione della televisione per la musica. (Marina Pierri, Vanity Fair.it, 8 dicembre 2016, TV).
Dall'ingl. dramedy, composto dai s. dram(a) ('prodotto televisivo di argomento serio') e (com)edy ('commedia').
Già attestato nella Stampa del 16 maggio 1996, p. 22, Spettacoli (Alessandra Levantesi).