drizzare
v. tr. [forma sincopata di dirizzare]. – 1. Rendere, o anche far tornare (ma in questa accezione è meno proprio di raddrizzare) diritto ciò che è curvo o curvato, piegato ad angolo, ecc.: d. un ferro, un tubo, un chiodo, ecc. Raro in senso fig., correggere moralmente, rimettere sulla giusta via e sim. (anche in questo senso, è più com. raddrizzare). 2. Rivolgere, dirigere in linea retta: quella corda Che ciò che scocca drizza in segno lieto (Dante); Mena di punta, e drizza il colpo crudo (Ariosto); volgere a una meta: d. i passi a un luogo; d. la prua al largo; se il piloto ti drizzò l’antenna Oltre l’isole egee (Foscolo); d. gli occhi, lo sguardo. In usi fig.: d. l’animo, i pensieri, a un oggetto, a un fine; anche, letter., indirizzare, guidare: questi sono i due geni, il buono e ’l rio, da’ quali gli istinti vostri sono drizzati (T. Tasso). Rifl., non com., rivolgersi: drizzarsi a qualcuno. 3. Mettere in posizione verticale, innalzare (meno spesso erigere, edificare): d. un palo, una scala. Nel rifl., mettersi ritto, assumere una posizione verticale (cfr. rizzarsi che in questo senso è più com.): drizzarsi in piedi; drizzarsi a sedere sul letto; Quali fioretti, dal notturno gelo Chinati e chiusi, poi che ’l sol li ’mbianca Si drizzan tutti aperti in loro stelo (Dante).