ecomoda
s. f. inv. Tendenza all’uso di abbigliamento realizzato con materiali ecologici, nel rispetto dell’ambiente; abbigliamento fresco e disinvolto che consente di ridurre l’inquinamento ambientale. ◆ Biologica e atossica, avanza, molto amata dai consumatori avvertiti, la moda ecologica, l’ecomoda che rispetta il pianeta, l’abbigliamento che non inquina, prodotto senza danneggiare l’ambiente. Per il momento è ancora un mercato di nicchia, ma l’esigenza di vestire «naturale» dilaga con rapidità. (Laura Laurenzi, Repubblica, 3 aprile 1999, p. 28, Cronaca) • Togliersi giacca e cravatta fa tendenza. Almeno d’estate, la tradizionale divisa da ufficio non va più di moda. Il numero uno di Eni, Paolo Scaroni, gli ha sferrato l’ultima e più clamorosa stilettata in nome del risparmio energetico, lanciando in azienda «l’ecomoda» della camicia aperta, che permette di stare freschi anche se si abbassa di qualche grado il condizionatore. (Iolanda Barera, Corriere della sera, 6 luglio 2007, p. 36) • Un nome italiano noto nel mondo dell’ecomoda è Monica Trevisi, creativa di origini sudamericane che disegna gioielli utilizzando materiali di scarto come rondelle e copertoni, sui quali vengono applicati la pelle e la resina. (Luigi Dell’Olio, Repubblica, 26 maggio 2008, Affari & Finanza, p. 54).
Composto dal confisso eco- aggiunto al s. f. moda.
Già attestato nel Corriere della sera del 2 novembre 1994, p. 30.