edificare
v. tr. [dal lat. aedificare, comp. di aedes «edificio» e tema di facĕre «fare»] (io edìfico, tu edìfichi, ecc.). – 1. a. Fabbricare, costruire; si dice per lo più di opere in muratura: e. una casa, un palazzo, una villa, una chiesa, una città, ecc.; e. un capannone su terreno demaniale. Con altro compl., soprattutto in urbanistica, e. un terreno, o sim., costruirvi sopra (spec. nel part. pass. con valore passivo: v. oltre). b. estens. Formare, istituire in modo stabile e sim.: e. uno stato democratico; e. un impero economico; e. una nuova scienza, e. un sistema. Usato assol., fare opera duratura: Non edifica quei che vuol gl’imperi Su fondamenti fabricar mondani (T. Tasso); fig., e. sulla rena, sulla sabbia, fare opera inutile e di scarsa durata; e. sulla roccia, creare stabilmente. 2. In senso morale, indurre al bene, rafforzare nella vita religiosa e morale, con il buon esempio, con un retto costume di vita, o con parole: e. il prossimo; il sacerdote deve e. i fedeli con il suo contegno prima che con le prediche; e assol.: parole che edificano, un contegno che edifica, che incita al bene. Come intr. pron. (poco com.), edificarsi, essere indotto a un comportamento virtuoso. ◆ Part. pres. edificante, anche come agg. nel sign. morale (v. la voce). ◆ Part. pass. edificato, come agg. nei due sign.: una città saldamente edificata; area edificata, terreno edificato, su cui s’è costruito; Renzo rimase stupefatto e edificato della buona maniera de’ cittadini verso la gente di campagna (Manzoni).