edificio
edifìcio (o edifìzio; ant. difìcio) s. m. [dal lat. aedificium, comp. di aedes «casa» e tema di facĕre (v. -ficio)]. – 1. In generale, qualsiasi costruzione immobile realizzata dall’uomo: edifici di pietra, di mattoni; una città ricca di sontuosi e.; progettare un e., attendere alla costruzione di un edificio. Specificando l’uso, il carattere, lo scopo cui è destinato: e. di abitazione, casa per una e più spesso per più famiglie; e. sacro, destinato al culto o comunque legato all’esercizio di pratiche religiose; e. monumentale, che possiede caratteri storici o artistici particolari; e. scolastico, quello in cui ha sede un istituto d’istruzione; e. ferroviario, fabbricato adibito all’esercizio delle ferrovie, e specialmente la stazione ferroviaria; e. ospedaliero, fabbricato facente parte di un ospedale; in senso ampio, e. pubblici, quelli destinati a sede di uffici pubblici e pubbliche amministrazioni, per lo svolgimento di una qualsiasi attività o servizio di utilità pubblica (sedi di amministrazioni comunali, provinciali, regionali e statali, scuole, tribunali, ospedali, caserme, stazioni, aeroporti, ecc.). 2. estens., letter. Struttura, in senso lato: questo è lo soprano edificio del mondo (Dante); la donna che nel dificio del corpo abita, cioè l’anima (Dante). 3. fig. Qualsiasi insieme, anche astratto, costituito con l’unione di varî elementi simili: tutto l’e. delle sue speranze è crollato; l’e. delle sue argomentazioni aveva basi debolissime; e. di cartapesta, cosa priva di solidità; e. sociale, la struttura della società; usato assol., complesso di ragioni addotte per confermare o confutare un’asserzione: l’e. della difesa; l’e. dell’accusa; ha scalzato con prove convincenti tutto l’e. dell’avversario.