egli
égli pron. pers. m. [lat. *ĭlli, lat. class. ĭlle]. – Pronome dimostrativo, usato come pron. pers. masch. di 3a persona sing.: egli vuole, egli dice. Si adopera, ormai raramente, con uso limitato alla lingua scritta di tono elevato, solo come soggetto (nell’uso com. e fam., è oggi largamente sostituito con lui), e solo riferito a persona, mentre per animali e cose inanimate si usa esso. Nel resto della declinazione ha la forma tonica lui, insieme con le forme atone lo (per l’oggetto), gli (per il compl. di termine). Il femm. corrispondente era ella (oggi sostituito da lei), per il plur. eglino, v. la voce seguente. È da notare l’uso (letter. e ant., ma conservatosi in qualche parlata toscana) con valore pleonastico dopo il verbo nelle proposizioni interrogative: che vi par egli?; non è egli vero forse?; oh! vi par egli ch’io sappia i segreti del mio padrone? (Manzoni); ancora più raro, e solo ant., in proposizioni positive: Egli ci ha tante stelle, Che picciol danno è cader l’una o l’altra Di loro, e mille rimaner (Leopardi). Variante di egli è ei, letter., col suo troncamento e’, ant. o pop. tosc.: queste due forme sono adoperate solo davanti a consonante semplice o a uno dei gruppi f, v, p, b, t, d, c, g + l, r (ei crede; e’ parla come un libro stampato), mentre negli altri casi l’uso tosc. pop. ha, più spesso che egli, la forma con aferesi gli, che serve anche per il plur. (gli ha paura; gli hanno paura) e il più delle volte ha valore pleonastico. Dell’uso di egli plur. si hanno antichi esempî letter.: anzi ch’egli uscissero (Dante).