egoriferito
p. pass. e agg. Che fa riferimento al proprio io. ◆ È l’ennesima storia modello «È nata una stella», con la donna arrivata al successo che scarica il compagno bollito, stavolta non etilista ma dopato? Facile pensarlo. E comodo, per gli uomini, ripeterselo: una che vince, guadagna ed è famosa diventa femmina egoriferita e inaffidabile. (Maria Laura Rodotà, Stampa, 4 ottobre 2000, p. 1, Prima pagina) • quella famosa invocazione ambigua e allusiva che chiude il Manifesto del partito comunista, «proletari di tutto il mondo, unitevi», non ricalcherà eventualmente una segreta e mai interamente repressa propensione orgiastica del duo (latentemente omo?) Marx ed Engels? Senza considerare la nuova chiave ermeneutica per comprendere finalmente un passaggio cruciale della filosofia occidentale, il cogito ergo sum: un’evidente sublimazione delle tentazioni onanistiche ed egoriferite che certamente angustiavano Cartesio. (Pierluigi Battista, Corriere della sera, 6 marzo 2006, p. 22) • qui non trattiamo i miracoli egoriferiti della narrativa Web 2.0. Qui cantiamo la lode d’un Faust in stampa laser, d’una macchinetta diabolica, d’un appoggio che ti scodella in mano il tuo titolo in pochi attimi, (Francesco Specchia, Libero, 14 ottobre 2007, p. 22, Costume & Società).
Composto dal confisso ego- aggiunto al p. pass. e agg. riferito.
Già attestato nel Corriere della sera del 15 gennaio 1998, p. 2, In primo piano (Paolo Conti).