elevare
v. tr. [dal lat. elevare, comp. di e-1 e lĕvare «levare»] (io elèvo, ecc.; alla lat. èlevo, ecc.). – 1. Alzare, innalzare, nel senso di rendere più alto: e. di un piano una casa, facendo una sopraelevazione; e. il piano di una strada, il livello delle acque. Volgere o spostare verso l’alto: e. lo sguardo; e. il calice. Come intr. pron., letter., ergersi, innalzarsi: cime che si elevano maestose; si eleva di trecento metri sul livello del mare. 2. fig. a. Rivolgere verso l’alto, in senso spirituale: e. l’animo, la mente, il pensiero a Dio; rifl.: elevarsi con lo spirito alla contemplazione delle cose celesti. b. Rendere più alto, migliorare: e. il proprio tenore di vita (e come intr. pron.: il tenore di vita si è elevato in questi ultimi decennî); nel rifl., migliorare socialmente, culturalmente ed economicamente il proprio livello di vita: classi sociali che cercano di elevarsi. c. Promuovere a un grado maggiore: e. a generale, alla carica di prefetto, alla dignità cardinalizia; in senso estens., soprattutto nell’espressione e. a sistema: e. l’arroganza a sistema di vita, e. la corruzione a sistema di governo, e sim. d. In matematica, e. un numero alla 3a, alla 5a potenza, calcolare la 3a, la 5a potenza di quel numero (cioè il prodotto di 3, e rispettivam. 5, fattori uguali al numero dato). 3. Usi partic.: e. contravvenzione, comunicare formalmente la trasgressione commessa invitando il trasgressore a estinguere il reato con il pagamento dell’oblazione prevista (propr.: contestarla); e. una protesta, protestare in modo clamoroso oppure per vie ufficiali; e. protesto, mandare una cambiale in protesto; meno com., e. un dubbio, muoverlo, manifestarlo. ◆ Part. pass. elevato, anche come agg., con accezioni partic. (v. la voce).