enfasi
ènfaṡi s. f. [dal lat. emphăsis, gr. ἔμϕασις, der. di ἐμϕαίνω «mostrare, manifestare»]. – 1. Calore esagerato, forza eccessiva che, per artificio retorico e per ottenere maggiore effetto, si mette nel tono di voce o nei gesti quando si parla: parlare, recitare, declamare con e., con molta e.; anche nello scrivere, gonfiezza, ampollosità, cui non corrisponde, per lo più, una effettiva forza di pensiero o un contenuto adeguatamente significativo. Con accezione affine, in linguistica e stilistica, rilievo conferito a un elemento della frase mediante anticipazione o posticipazione rispetto alla posizione normale (per es., vado io invece di io vado) o, nel discorso orale, per mezzo dell’innalzamento del tono di voce. 2. In elettronica, alterazione intenzionale della caratteristica ampiezza-frequenza di un segnale, in modo che le componenti di alta frequenza siano esaltate rispetto a quelle di bassa frequenza (o viceversa), cui si ricorre talora per facilitare la propagazione dei segnali in una data via di trasmissione e anche, in taluni sistemi di registrazione dei suoni, per facilitare determinate trasduzioni; il procedimento è di norma duplice, effettuandosi sia prima di avviare i segnali sulla via di trasmissione (preènfasi) sia dopo, all’altro capo della via (deènfasi).