epistola
epìstola s. f. [dal lat. epistŭla o epistŏla, gr. ἐπιστολή, der. di ἐπιστέλλω «inviare»]. – 1. a. Comunicazione scritta, missiva; è in genere sinon. dotto di lettera, con cui si alterna per indicare la corrispondenza privata o ufficiale di antichi grandi scrittori, spec. latini (per es., le lettere o epistole di Cicerone, di Plinio, di Seneca), o anche italiani (le epistole di Dante, del Petrarca). b. Nel linguaggio eccles., sono così chiamate le lettere degli apostoli che fanno parte del Nuovo Testamento (per es., le e. di s. Paolo). c. In diplomatica, denominazione generica di documenti pubblici, imperiali, regi e pontifici, emanati in forma di lettera. d. scherz. Lettera lunga e noiosa: mi ha scritto un’e. di otto pagine. 2. a. Nella letteratura latina, genere di componimento poetico in versi, affine alla satira, che nella forma e nel tono familiare s’avvicina alla lettera (come le Epistole in esametri di Orazio), ma tratta anche argomenti elevati (come quella ad Pisones di Orazio, detta anche Ars poetica). b. Nella letteratura italiana, poemetto lirico-didascalico, in versi sciolti o in terzine, in voga nei sec. 17° e 18° (per es., l’Epistola a V. Monti di Foscolo, e Al conte Cario Pepoli di Leopardi). 3. Parte della messa in cui viene letto qualche brano delle epistole neotestamentarie, o anche qualche passo dell’Antico Testamento: la messa è all’E.; cantare l’E.; e in corrispondenza di tale lettura era detto, prima della riforma della liturgia della messa, lato dell’E. (in lat. a cornu Epistolae) il lato destro dell’altare (contrapposto al lato del Vangelo, lat. a cornu Evangelii, il lato sinistro). ◆ Accr. scherz. epistolóna, o epistolóne m., lettera molto lunga.