equivoco
equìvoco agg. e s. m. [dal lat. aequivŏcus, agg., comp. di aequus «uguale» e tema di vocare «chiamare»] (pl. m. -ci). – 1. agg. a. Di voce, locuzione, discorso, ecc., che si prestano a essere intesi in più modi: parole e., una scritta e.; si riconosce da segni non e., chiari, che non ammettono dubbî; anche di parole volutamente ambigue: parlare in modo e., dare una risposta equivoca. b. Nella logica formale, in contrapposizione a «univoco», si dice equivoco il termine che viene usato in riferimento a più cose, con significato completamente diverso (per es. cane, detto dell’animale e della costellazione omonima). c. Nella metrica, rima e., quella formata da parole dello stesso suono ma di diverso significato, per es., La faccia de la donna che qui regge («domina») in rima con E se tu mai nel dolce mondo regge («ritorni»), Dante, Inf. X, 80 e 82; o anche da parole diverse soltanto nella funzione grammaticale, come la quartina del Pascoli («Il passato», in Myricae): Rivedo i luoghi dove un giorno ho pianto: Un sorriso mi sembra ora quel pianto. Rivedo i luoghi dove ho già sorriso ... Oh come lacrimoso quel sorriso! d. In araldica, divisa e., quella che interpreta il nome con giochi di parole fondati su omofonie, omografie, assonanze, affinità etimologiche, ecc.; per es., Henris: «toujours en ris, jamais en pleurs» (cioè: sempre in riso, mai in pianto). e. Riferito a persona, insincero, ambiguo, falso, sospetto: uomo e., donna e., di dubbia moralità; ha una faccia e.; quindi fama e., comportamento e., ambienti e., casa e., sempre in senso morale. 2. s. m. a. Interpretazione sbagliata, malinteso, errore venuto dallo scambiare fra loro cose o persone simili: parole chiare che non ammettono equivoci; spiegare l’e.; ci dev’essere un e.; a scanso d’equivoci; rivelano a noi, senza tema di equivoco, la presenza di assidue e attive ricamatrici (Palazzeschi). Anche di parole, locuzioni, frasi con doppio senso: si diletta di e. osceni. b. Situazione ambigua, poco chiara, che dà o può dare adito a sospetti: è bene mettere le carte in tavola, non mi piace restare nell’e.; per uscire dall’e., ha deciso di confessare apertamente le sue responsabilità. ◆ Avv. equivocaménte, in modo equivoco, cioè non chiaro, ambiguo, o sospetto, disonesto: parlare, vivere equivocamente.