esaltare
eṡaltare (ant. essaltare) v. tr. [dal lat. exaltare «innalzare», der. di altus «alto»]. – Sollevare in alto; com. solo in senso fig. nelle accezioni seguenti: 1. a. Innalzare a una suprema dignità: e. al pontificato. b. Nobilitare, onorare, glorificare: per che li buoni erano in villano dispetto tenuti, e li malvagi onorati ed essaltati (Dante); o parlare di qualcuno o di qualcosa con tono altamente elogiativo, magnificare, celebrare con lodi: e. la bellezza, la virtù, i pregi di qualcuno; fu molto esaltato dai suoi contemporanei. Nel rifl., vantarsi, gloriarsi: non ti esaltare tanto!; o, più genericam., collocarsi in alto nella scala degli onori: chi si umilia sarà esaltato e chi si esalta sarà umiliato (frase evangelica, che si ritrova pressoché identica in Matteo 23, 12, e in Luca 14, 11 e 18, 14). Come intr. pron., andar superbo: Mi fuor mostrati li spiriti magni, Che del vedere in me stesso m’essalto (Dante). 2. a. Rendere più intenso, più forte: la funzione, la pompa, il concorso, soprattutto la predica del cardinale avevano, come si dice, esaltati tutti i suoi buoni sentimenti (Manzoni). b. Eccitare, provocare uno stato psichico intenso o violento: letture che esaltano la mente, l’immaginazione, la fantasia; i giovani erano esaltati da quegli spettacoli; e come intr. pron., eccitarsi, montarsi la testa: si esalta troppo a leggere quei romanzacci. c. Mettere in risalto, potenziare aspetti o elementi particolari di un insieme: la luce del sole al tramonto esaltava, nel quadro, i toni gialli di quella natura autunnale. d. Nel linguaggio scient. e tecn., aumentare sopra il normale le proprietà fisiche o chimiche di alcune sostanze, o la virulenza di un germe patogeno; accrescere notevolmente la funzione di un organo o sistema o sim. ◆ Part. pres. eṡaltante, anche come agg. (v. la voce). ◆ Part. pass. eṡaltato, anche come agg. e sost. (v. la voce).