esclusione
escluṡióne s. f. [dal lat. exclusio -onis, der. di excludĕre «escludere»]. – 1. L’atto, il fatto di escludere o di essere escluso: e. da un’assemblea, dagli esami; e. dal diritto di voto (in determinati casi contemplati dalla legge); ad e. di, eccetto, fuorché; senza e., senza alcuna e., senza escludere nessuno; duello, lotta, scontro, polemica senza e. di colpi, condotti con accanimento, facendo ricorso a ogni mezzo pur di sconfiggere l’avversario. 2. Nella logica, argomentazione per e., argomentazione avente per fondamento una proposizione disgiuntiva, che può ricevere questa forma: «il tale avvenimento o ha avuto per causa una di queste che si enumerano, o nessuna». Nel linguaggio com., procedere per (via di) e., seguire un ragionamento nel corso del quale le singole ipotesi possibili vengono via via eliminate a favore di una ritenuta la più convincente. 3. Nella meccanica quantistica, principio di e. (o principio di Pauli, dal nome del fisico austriaco W. Pauli che lo formulò nel 1925), principio enunciato dapprima per i soli elettroni e poi confermato per altre particelle (protoni, neutroni, ecc.), per il quale in un sistema di fermioni (atomo, nucleo, ecc.) non possono coesistere due particelle caratterizzate da numeri quantici ordinatamente uguali. 4. In chirurgia, e. pilorica, intervento oggi non più in uso eseguito per la cura dell’ulcera duodenale e consistente nella chiusura del piloro, sul versante gastrico, dopo l’esecuzione di una gastroenterostomia.