esordio
eṡòrdio (ant. essòrdio) s. m. [dal lat. exordium, der. di exordiri «esordire»]. – 1. a. La prima parte dell’orazione, nella quale, secondo la retorica classica, l’oratore si prepara a entrare in argomento. b. Con senso più generico, proemio, parte introduttiva di un’opera letteraria, o anche di una trattazione: l’e. del poema, di un trattato, di un testo legislativo. c. Per estens., principio di un discorso, spec. se fatto con tono sostenuto; anche, scherz., preambolo: cominciò con un lungo esordio. Inizio, modo di cominciare, anche di un canto: Pur «Agnus Dei» eran le loro essordia (Dante) [dove è da segnalare il plur. femm. in -a, che riproduce il neutro plur. latino]. d. In diplomatica, la formula introduttiva al testo di un documento (detta anche arenga), spesso molto ampia e ricca di riferimenti a testi biblici e giuridici; in questa accezione, è più frequente la forma lat. exordium. 2. Inizio, principio di altre cose, per es., nello spettacolo, di un debuttante che esordisce sulla scena o, nello sport, di un atleta che partecipa per la prima volta a una gara: l’impresa è appena al suo e.; l’e. di una carriera; l’e. di un cantante, di un attore, di un ciclista; l’e. della vita; gli e. della civiltà (più com. i primordî). ◆ Dim. eṡordiétto, eṡordino; spreg. eṡordiùccio; accr. eṡordióne (tutti poco com.).