esplodere
esplòdere v. intr. e tr. [dal lat. explodĕre «cacciare via battendo», comp. di ex- e plaudĕre «battere due corpi insieme in modo da produrre uno scoppio» (v. plaudire)] (pass. rem. esplòṡi, esplodésti, ecc.; part. pass. esplòṡo). – 1. intr. (aus. essere, se riferito alla materia esplosiva, avere se riferito a un’arma). Scoppiare, produrre una esplosione: è esplosa una mina, la cartuccia, il deposito di munizioni; il fucile non ha esploso. 2. intr. (aus. essere) In senso fig., manifestare i proprî sentimenti o stati d’animo con parole e atti bruschi e violenti: lo ascoltai per lungo tempo senza reagire, ma alla fine esplosi; non ne ho potuto più e sono esploso; esclamare con forza: «Basta!» esplose, e se ne andò sbattendo la porta; con sign. più generico, manifestarsi in modo violento e improvviso, riferito a situazioni, eventi e sim.: la crisi è esplosa dall’oggi al domani; il malcontento della popolazione è esploso in tutta la sua forza. 3. tr. Sparare, scaricare (un’arma) sparando: gli esplose contro due colpi di pistola. ◆ Part. pres. esplodènte, anche come agg. (materie esplodenti) o s. m. (gli esplodenti); meno com. di esplosivo. In botanica, si dice esplodente l’apparato che si apre con violenza e lancia lontano il contenuto (per es. il frutto del cocomero asinino, le antere delle parietarie). ◆ Part. pass. esplòṡo, anche come agg. e s. m., con un’accezione partic. (v. la voce).