esso
ésso pron. dimostr. e pers. m. (f. -a) [lat. ĭpse, ĭpsa, ĭpsum, pron. dimostrativo]. – 1. Serve a richiamare un nome precedentemente espresso, spec. di animale o cosa, più raram. di persona, tranne che nelle forme plur. essi, esse che sostituiscono normalmente i pron. disusati eglino, elleno (plur. di egli). Può avere funzione di soggetto e di complemento: essi credono; qualcuna di esse; Com ’om che torna a la perduta strada, Che ’nfino ad essa li pare ire in vano (Dante). Nel linguaggio amministr., chi per esso (ma oggi più com. chi per lui), chi ne fa le veci: il titolare o chi per esso; la giustificazione dev’essere firmata dai genitori o da chi per essi. 2. letter. Con lo stesso sign. del lat. ipse «proprio lui», davanti a un nome e con funzione di aggettivo: correr fra’ primieri Pallido e scapigliato esso tiranno (Leopardi); o come rafforzativo di un pron. pers., soprattutto dopo la prep. con: con esso lui, con essa lei; alcuna volta mi diporto con esse loro (T. Tasso); in queste e sim. espressioni è più spesso invariabile: tu cenerai con esso meco (Boccaccio), dov’è una donna che parla; i primi uomini si divisero tra esso loro i campi (Vico); anche davanti a un nome: con esso i piè (Dante), proprio con i piedi; e con esso (usato avverbialmente), e insieme: la disavventura era tale, e con esso la discordia de’ Fiorentini (G. Villani). Unito a lungo, sopra, a formare una locuz. prepositiva invar.: lunghesso la riva; sopresso gli argini. Tutte queste locuz. sono oggi disusate. 3. ant. Come agg., col senso di questo, quello, tale, il suddetto: esso cavallo, essa mercanzia; anche con un nome proprio: esso Dante.