europolitico
s. m. Uomo politico degli Stati membri dell’Unione europea che svolge la sua attività in sede comunitaria. ◆ L’italiano, parlato da oltre 56 milioni di abitanti, lingua di uno dei Paesi fondatori dell’Unione, alquanto diffuso fuori dei confini nazionali, potrebbe ben aspirare a essere una delle (poniamo) cinque lingue ponte. Sapranno sostenere questa battaglia i nostri europolitici e diplomatici, in passato pochissimo attenti a questa materia? (Francesco Sabatini, Corriere della sera, 17 dicembre 2002, p. 35, Cultura) • «E contro ai re e ai tiranni / scoppiava nella via / la bomba proletaria e illuminava l’aria / la fiaccola dell’anarchia, la fiaccola dell’anarchia...». Se hai scritto versi come questi (dove sia chiaro, la «bomba proletaria» è La locomotiva, mica un plico spedito a un europolitico), se hai regolamentare casa a Bologna, se anzi sei un’istituzione della sinistra radical di quella città, devi anche considerare naturale che qualcuno con minima consuetudine con te alzi la cornetta, ti chiami […] e ti chieda «Francesco Guccini, queste nuove bombe arrivate all’Europarlamento spuntano fuori dal tessuto dell’anarchia di Bologna?». (Jacopo Iacoboni, Stampa, 6 gennaio 2004, p. 2, Interno).
Composto dal confisso euro-2 aggiunto al s. m. politico.