evocare
v. tr. [dal lat. evocare, propr. «chiamare fuori», comp. di e-1 e vocare «chiamare»] (io èvoco, tu èvochi, ecc.). – 1. Chiamare, far apparire per virtù magica o medianica anime di morti o esseri demoniaci, a scopo divinatorio: e. gli spiriti maligni dall’oltretomba; il medium voleva e. l’anima di Napoleone. Con riferimento all’antichità classica, e. una divinità, invitarla a trasferirsi dalla sede abituale in una sede nuova, con promessa di maggiore culto (v. evocazione). 2. Per estens., richiamare alla mente, celebrare nell’arte o in discorsi commemorativi fatti o personaggi illustri: Me ad evocar gli eroi chiamin le Muse (Foscolo); e. il glorioso passato, le sante memorie, più com. rievocare. Meno bene col sign. di chiamare, in frasi come e. alla ribalta (l’autore, gli attori, ecc.). 3. Nel linguaggio della critica letteraria, descrivere o narrare non per rappresentazione diretta, ma per suggestione della memoria, in tono fra lirico e idillico: modo che è stato proprio di alcuni scrittori italiani contemporanei, affermatisi nel primo dopoguerra, nel clima e nella poetica della «prosa d’arte», e detti appunto evocativi.