extra-, extra
èxtra-, èxtra [dal lat. extra «fuori»]. – 1. Nel sign. originario, «(che è) fuori di», si adopera per lo più come prefisso, in parole dotte di formazione moderna quali extradotale, extragiudiziale, extraparlamentare, extrauterino, ecc., alternandosi con la forma estra- (v.), meno com. e pertanto non sempre registrata in questo Vocabolario per le voci che seguono. Ha invece funzione di preposizione in espressioni abbreviate del tipo relazione extra-famiglia, infortunî extra-lavoro, spese extra-bilancio e sim.; analogamente, nella terminologia marittima, extra-nolo e extra-stallia. 2. Nel linguaggio della pubblicità commerciale (sul modello del fr. extra, forma accorciata di extraordinaire), è usato come prefisso con valore superlativo, simile all’ital. stra- (per es.: burro extrafino), oppure, come agg. invar., per indicare qualità superiore (per es.: burro extra, olio extra, di qualità extra), o, infine, con uso avv., per indicare in grado, in modo superiore (olio e. vergine; formato e. large). 3. In altri casi, come agg. invar., significa straordinario, insolito, non usuale e sim.: questi soldi ti potranno servire per le spese extra; e come s. m. invar., il sovrappiù; in partic., ciò che si guadagna o si consuma fuori dal prezzo stabilito: un lavoro che porta molti e.; gli extra degli alberghi; in ambienti cinematografici o teatrali, gli extra, le persone assunte a giornata per rappresentazioni di masse e simili.