fabula
〈fàbula〉 s. f., lat. – Termine equivalente all’ital. favola, ma conservato nell’uso filologico e letterario nel sign. di «rappresentazione drammatica» (che nell’ital. favola è invece raro), soprattutto per indicare i varî tipi di commedia e tragedia dell’età romana: fabula praetexta (o praetextata), cothurnata, fabula palliata, togata, trabeata (v. rispettivam. pretesta e gli agg. coturnato, palliato2, togato, trabeato1); si trova inoltre nelle frasi proverbiali lupus in fabula, acta est fabula (si vedano al loro luogo), e fabula docet, enunciata per lo più in tono ammonitorio con allusione all’insegnamento che si può (o si dovrebbe) ricavare dalla cosiddetta «morale della favola». Nella critica formalistica, il complesso dei materiali di una narrazione, analizzati in successione rigorosamente logico-temporale, indipendentemente dalla disposizione in cui l’autore ha voluto presentarli nell’intreccio dell’opera. Per l’uso di fabula come termine giuridico del diritto medievale, v. favola2.