falso1
falso1 agg. [lat. falsus, propr. part. pass. di fallĕre «ingannare»]. – 1. In genere, si definisce falso tutto ciò che è sostanzialmente non vero, ma è creduto o si vuol far passare per vero. In partic.: a. Che non ha fondamento di verità e si discosta da essa pur avendone l’aspetto, per cui può trarre in inganno o condurre all’errore: opinioni, credenze f.; formarsi un f. concetto di una persona; f. indizio, f. sospetto, supposizioni f.; le apparenze spesso sono f.; ragionamenti, sillogismi f.; tu stesso ti fai grosso Col f. imaginar (Dante); f. strada, che non è quella giusta e, fig., condotta che rischia di portare all’errore, al vizio: quel ragazzo s’è messo su una f. strada. Quindi anche non esatto: notizie f.; interpretazione f.; f. etimologia. b. Che ha l’aspetto di ciò che non è realmente: una f. magra, di donna che è magra solo apparentemente, che è snella pur essendo bene in carne. c. Che non è quello vero, quello autentico: i f. beni, le f. ricchezze, i f. splendori mondani; nascondersi, presentarsi, viaggiare sotto f. nome; Nel tempo de li dèi falsi e bugiardi (Dante); suono f., alterato, non naturale: la moneta dà un suono f. (anche di vasi incrinati e sim.); le sue parole avevano un suono falso. In musica, nota f., nota alterata per accidente, produttrice di dissonanza (ancora in uso nel sec. 17°); con senso più generico, nel linguaggio com., nota non intonata; analogam., toccare un tasto f., diverso da quello giusto (per lo più in senso fig., portare incautamente il discorso su un argomento scabroso o inopportuno). In araldica, armi f., armi irregolari che contravvengono alle leggi araldiche. d. Falsificato, cioè imitato o alterato intenzionalmente o a scopo fraudolento: f. antico, imitazione di uno stile antico, in architettura, nell’arredamento, ecc.; oro, argento f., pietre f.; moneta f.; firma f., documenti f.; chiave f., falsificata per aprire serrature altrui; fare carte f., fig., fare di tutto, ricorrere ad ogni mezzo, in frasi come: gli è così devoto che farebbe carte f. per lui; farebbe anche carte f. pur di ottenere il suo scopo. e. Che manca di naturalezza, di sincerità: stile f., eloquenza f.; quindi menzognero, bugiardo: f. giuramenti, f. promesse, f. testimonianza, affermazioni f.; sostenere una f. accusa; anche di persona, che altera la verità: f. testimoni; L’una è la f. ch’accusò Gioseppo; L’altr’è ’l falso Sinon greco di Troia (Dante). f. Simulato, finto: f. amicizia, f. devozione; f. virtù, f. modestia; carezze f.; parole f.; con f. lacrime, con f. sorriso, con f. scuse. Di persona, che fa o dice il contrario di ciò che pensa, quindi simulatore, ipocrita: è un uomo f.; ha un animo f.; o che si finge ciò che non è realmente: f. amici, f. profeti. 2. Con accezioni partic.: a. Colore f., che si altera con facilità (con diverso sign., f. colore, la rappresentazione grafica di un fenomeno in cui certe parti sono diversamente colorate in base a criterî convenzionali, senza alcun rapporto con l’eventuale colorazione reale degli oggetti interessati dal fenomeno); passo f., quello di chi mette un piede in fallo, e fig., atto imprudente, intempestivo, che si ritorce a proprio danno; f. piega, di capelli, o di stoffe, vesti, ecc., innaturale o irregolare. Nel linguaggio sport., f. partenza, quando uno o più concorrenti iniziano una gara prima che lo starter abbia dato il segnale; f. guardia, nel pugilato, la guardia dei mancini, che, portando in avanti il braccio e il piede destro, cercano di piazzare il colpo decisivo col pugno sinistro. Luce f., che altera i colori, o si riflette in modo da disturbare la vista: il quadro è in una luce f.; in senso fig.: mettere in f. luce un fatto, una notizia, darne un’interpretazione tendenziosa; mettere in f. luce una persona, presentarla nei suoi aspetti peggiori. Sempre fig., essere, sentirsi in una posizione f., trovarsi al centro di una situazione imbarazzante o ambigua, spec. in senso morale. b. In enigmistica, f. derivati, giochi basati su particolari terminazioni di vocaboli, distinti in: f. diminutivo (matto-mattino; rubino-rubinetto), f. accrescitivo (gallo-gallone), f. peggiorativo (empio-empiastro), f. vezzeggiativo (merlo-merluzzo); analogamente, f. cambio di genere (pianto-pianta; collo-colla). c. In botanica, di organo o apparato che ne simula un altro essendo però di natura diversa (detto anche spurio): f. setto, quello del frutto delle crocifere perché non deriva, come i veri setti, dal concrescimento dei carpelli; f. frutto, quello formato anche da parti esterne all’ovario, e per lo più dal ricettacolo fiorale concresciuto con la parete esterna dell’ovario (come per es. nel pomo); f. verticillo, complesso di foglie o di altri organi ravvicinati in modo da simulare un verticillo. Analogamente, in anatomia, f. coste, quelle che si congiungono allo sterno non direttamente ma per mezzo di cartilagini. d. In logica matematica, è detto falso uno dei due «valori di verità» (v. valore). e. Per altre locuz., come f. bordone, f. piano, f. scopo, ecc., si vedano le forme in grafia unita falsobordone, falsopiano, falsoscopo, ecc. f. Con uso sostantivato, muro in falso, muro che non è costruito in prosecuzione di altro muro sottostante, ma è appoggiato a una struttura orizzontale (trave o solaio). ◆ Dim. falsino, falsétto (per un valore partic., v. la voce). ◆ Oltre all’avv. falsaménte, con falsità (affermare, sostenere falsamente, ecc.), si usa in qualche accezione anche falso: un uomo che vede falso; le sue parole suonavano falso.