fannullonismo
s. m. (iron.) La mancanza di intraprendenza, il non far niente, l’infischiarsene di tutto. ◆ Rispondendo a [Lucio] Lombardo Radice, [Aldo Capitini] definisce «irreale» parlare di espansionismo se si pensa «a un popolo di poco più di due milioni in mezzo a 50 milioni di avversari», e trova improponibile l’invito a rinunziare alle annessioni. […] Invita a riflettere sulla nascita dello Stato di Israele: furono gli arabi a vendere «a peso d’oro la loro arida terra ai primi ebrei; e poi si sono mangiati i soldi per il loro fannullonismo». (Nello Ajello, Repubblica, 12 giugno 2002, p. 38, Cultura) • Rifiuto dello Stato implica rifiuto del centralismo, il «male» nato dalla Rivoluzione del 1789 e da Napoleone, per i francesi; e in Italia qualcosa che viene accomunato a inefficienza, retaggio borbonico, «sfruttamento» del Nord operoso da parte del Sud dedito al fannullonismo e al «ministerialismo» (con capitale Roma). (Angelo d’Orsi, Stampa, 13 maggio 2003, p. 25, Società e Cultura) • Una seria riforma della pubblica amministrazione, invece, non può prescindere dalla riduzione dei livelli istituzionali. Perché se si guardano le statistiche sul «fannullonismo militante», che parlano di un tasso di assenza del 13,4 per cento nella media-grande impresa e del 20,1 nel pubblico impiego, si capisce che il problema è appannaggio dell’amministrazione centrale tanto quanto di quella locale. (Enrico Cisnetto, Foglio, 4 maggio 2007, p. 2).
Derivato dal s. m. fannullone con l’aggiunta del suffisso -ismo.
Già attestato nel Corriere della sera del 18 ottobre 1995, p. 1, Prima pagina (Ernesto Galli Della Loggia).