fantasociale
(fanta-sociale), s. m. e agg. Opera letteraria o cinematografica che, traendo spunto da episodi reali, rappresenta situazioni di vita sociale che sono il frutto dell’immaginazione dell’autore; a essa relativo. ◆ Kevin Costner affronta con lealtà e orgoglio ferito i possibili «perché» dell’insuccesso del suo film «L’uomo del giorno dopo», tratto dal romanzo fantasociale di David Brin «The Postman», in uscita in Italia il 20 febbraio. (Alessandra Farkas, Corriere della sera, 13 febbraio 1998, p. 35, Spettacoli) • Ivan D’Ambrosio, 29 anni, è a Roma per fare il produttore. […] Produce documentari, corto e lungometraggi anche per conto terzi, su qualsiasi soggetto. «La nostra linea, però spiega è il fantasociale. Storie ispirate a quegli episodi che di solito nei giornali occupano lo spazio di un trafiletto in cronaca ma dietro ai quali, spesso, si celano squarci di umanità da raccontare». (Davide Carlucci, Repubblica, 10 aprile 2001, p. 10) • È Bruno, il protagonista del nuovo film del greco Costantin Costa-Gavras, ironicamente intitolato «Cacciatore di teste», una denuncia grottesca e fanta-sociale dei guasti prodotti sul mercato del lavoro dalle ristrutturazioni e de-localizzazioni delle aziende. (Massimo Sebastiani, Gazzetta del Mezzogiorno, 9 febbraio 2006, p. 29, Spettacoli).
Composto dal confisso fanta-1 aggiunto all’agg. sociale.
Già attestato nella Stampa del 22 ottobre 1993, p. 21, Società e Cultura (Stefano Bartezzaghi), nella variante grafica fanta sociale.