Far East
(far east), loc. s.le m. inv. Estremo Oriente. ◆ In un’epoca preistorica mai troppo rimpianta non si parlava di quotazioni in Borsa (altro gonfiaggio) o di new economy, né di merchandising. La lingua ufficiale era il dialetto, oppure l’italiano sbilenco ma autentico del Trap [Giovanni Trapattoni], mica questo inglese globalizzato e falso (dopato) che ha introdotto la Juventus a presentare la sua nuova campagna commerciale parlando di «far east» anziché di Estremo Oriente e di «brand» anziché di marchio. Conoscendoli, è strano che non abbiano già trasformato il nandrolone in Nandrol One. (Foglio, 20 agosto 2001, p. 2) • Avete mai pensato di delocalizzare? «Per ora no, ma stiamo studiando la situazione nel Far East (per esempio in Thailandia), che però ci sembra troppo complessa da gestire, e nell’Europa dell’Est, più vicina e più semplice» [Claudio Orrea, Tessilform]. (Sole 24 Ore, 24 febbraio 2004, p. 19, Economia italiana) • «A sostenerla [la crescita economica] saranno soprattutto gli accessori in pelle -- che adesso sono marginali ed entro il quinquennio rappresenteranno il 25% del fatturato del marchio [Ferré] -- e i mercati esteri, soprattutto America e Far East» [Massimo Macchi intervistato da Rosa Tessa]. (Repubblica, 23 maggio 2005, Affari & Finanza, p. 35).
Espressione ingl. composta dall’agg. far (‘lontano, remoto’) e dal s. East (‘Est, Oriente’).
Già attestato nella Repubblica del 6 marzo 1987, Affari & Finanza, p. 18 (Salvatore Tropea).