fenomenologia
fenomenologìa s. f. [comp. di fenomeno e -logia; il termine è stato coniato originariamente in tedesco, Phänomenologie, come titolo di una parte dell’opera Neues Organon del matematico e filosofo ted. J. H. Lambert (1764)]. – 1. In una prima accezione, filosofica, ricognizione ordinata dei fenomeni, descrizione del modo in cui si presenta e manifesta una realtà. In Hegel, f. dello spirito (titolo di una sua opera, Die Phänomenologie des Geistes, 1807), il processo attraverso cui lo spirito si eleva dalle forme più elementari di conoscenza alle esperienze conoscitive più generali fino al sapere assoluto. Successivamente, per influenza di M. Heidegger (con Sein und Zeit, 1927), attività che riordina e fa conoscere quello che si manifesta nell’esperienza (fenomeno) percettiva o vissuta. 2. F. trascendentale: indirizzo della filosofia contemporanea, avviato dalla speculazione del filosofo ted. E. Husserl (1859- 1938), secondo cui i concetti logico-matematici sono costruzioni ideali, afferrabili direttamente e intuitivamente (intuizione eidetica), e la coscienza è essenzialmente intenzionalità, cioè un tendere e un operare che può essere reso manifesto e descritto nella sua purezza soltanto se «si mette tra parentesi» il mondo e si sospende ogni giudizio riguardo alla sua esistenza (epochè). 3. Con sign. più generico, nell’uso com., complesso di fenomeni, e quindi anche di fatti, in quanto siano rilevabili con l’osservazione; in partic., f. clinica, la manifestazione di sintomi che accompagnano e con cui si rivela una malattia, cioè il suo quadro clinico.