fermo2
férmo2 s. m. [uso sostantivato dell’agg. prec.]. – 1. In genere, l’atto di fermare o di fermarsi; con sign. particolare nelle varie locuz.: dare un f. alla carne, fermarla con una prima cottura perché non si guasti; mettere il f. su un assegno, disporre che non sia pagato; porre in f. una cosa, accertarla; cane da fermo, più com. da ferma; contratto a f., contratto di borsa in cui il venditore è tenuto a consegnare alla scadenza i titoli pattuiti nella quantità contrattata, e il compratore a ritirarli pagandone il prezzo convenuto. 2. Nel linguaggio giur., misura restrittiva della libertà personale, disposta con carattere provvisorio e urgente dal pubblico ministero o dalla polizia giudiziaria; in partic., f. giudiziario, provvedimento, soggetto a convalida da parte del giudice, emesso, anche fuori dei casi di flagranza, nei confronti di persona gravemente indiziata di un delitto per il quale sia stabilita la pena dell’ergastolo o della reclusione non inferiore nel minimo a 2 anni e superiore nel massimo a 6 anni (oppure di un delitto concernente le armi da guerra e gli esplosivi), quando vi sia concreto pericolo che l’indiziato si dia alla fuga; f. di polizia, provvedimento, non più previsto dal vigente ordinamento italiano, emesso nel corso di operazioni di polizia di sicurezza nei confronti di persone il cui comportamento sia potenzialmente diretto al compimento di gravi delitti. 3. concr. Congegno che serve per fermare qualche cosa: f. automatico (più spesso detto arresto), nel giradischi; f. di imposte o di sportelli, per tenerli fermi quando sono aperti. Nella sciabola baionetta, il congegno che serve a fissare l’arma alla canna del fucile.