ferro
fèrro s. m. [lat. fĕrrum]. – 1. a. Elemento chimico, di simbolo Fe, numero atomico 26, peso atomico 55,85, appartenente all’ottavo gruppo del sistema periodico; è un metallo bianco-argenteo, lucente, tenace, duttile e malleabile, raramente libero in natura, mentre abbondanti sono i suoi composti minerali, e presente anche negli organismi animali e vegetali come elemento biogeno necessario alla vita (la sua assenza determina gravi squilibrî nei processi vitali). A seconda delle temperature, si presenta in forme allotropiche, diverse tra loro per il reticolo cristallino, dette ferro alfa, ferro gamma, ferro delta, aventi la proprietà di sciogliere il carbonio in misura diversa, e di formare con esso leghe di particolari caratteristiche, cioè ghise e acciai (mentre le leghe con elementi diversi dal carbonio vengono dette ferroleghe). b. Nella tecnica, con attributi varî, indica il metallo in particolari tipi di prodotti industriali: f. dolce, lega di ferro e carbonio contenente non più dello 0,03% di carbonio (corrisponde a un acciaio dolcissimo); f. acciaioso, denominazione impropria dell’acciaio semiduro; f. omogeneo, acciaio con tenore in carbonio inferiore allo 0,5%, ottenuto allo stato liquido (oggi il termine è sostituito con quello di acciaio dolce); ecc. c. In mineralogia: f. nativo, minerale raro, monometrico, di colore da grigio acciaio a nero, magnetico, contenente, oltre a ferro, piccole quantità di nichel, cobalto, rame, ecc.; f. nativo tellurico, ferro quasi puro (2% di nichel), rinvenuto nei basalti della Groenlandia e altrove; f. nativo meteorico, la camacite; f. delle paludi, roccia sedimentaria di origine biochimica originatasi per l’azione ossidante di alcuni batterî (Gallionella ferruginea) sul carbonato ferroso disciolto nelle acque, con produzione di anidride carbonica, che viene assimilata, e idrato di ferro, che precipita, formando talora depositi utilizzabili a scopi industriali. d. Con riferimento al ferro come elemento biogeno importante per l’organismo umano, presente soprattutto nell’emoglobina: il metabolismo del f.; il tasso ematico del f.; alimenti ricchi di ferro (in partic. fegato e altre frattaglie, legumi, cereali integrali); preparati di ferro, usati in terapia soprattutto per la cura delle anemie, a base di ferro ridotto (ottenuto per riduzione di ossidi di ferro in corrente di idrogeno o per elettrolisi di soluzioni di solfato o cloruro ferroso), di carbonato, solfato e citrato; si riferisce invece al ferro come metallo la locuz. medica malattia da ferro, o siderosi (v.), in quanto riguarda gli effetti dannosi prodotti nell’organismo dalla deposizione di polvere di ferro. e. Nella pratica, e quindi nel linguaggio corrente, il prodotto della decantazione della ghisa contenente ancora carbonio intorno allo 0,1% (detto più propriam., nella terminologia tecnica, acciaio extradolce): la produzione, la lavorazione del f., e lavorare, battere il f.; un blocco, una sbarra di f.; laminati, profilati di f.; tondino, filo di f.; rottami di f.; una porta, una ringhiera, un ponte di ferro; f. vecchio (anche per indicare oggetti vecchi di ferro, e con questo sign. si scrive talvolta anche unito: una bottega di ferrivecchi); toccare ferro, come gesto di scaramanzia. F. battuto, ferro lavorato a martello per la produzione di oggetti ornamentali (lanterne, alari, ferrature di porte, ringhiere, cancelli, inferriate, ecc.), spesso di notevole valore artistico: lavori in f. battuto, un lampadario di f. battuto. f. Come termine storico ed etnologico, civiltà del f., o età del f., il periodo più recente della preistoria, caratterizzato dall’uso del ferro, dapprima per la fabbricazione di minuti oggetti ornamentali, poi per la produzione di armi e di strumenti di lavoro; si sviluppa e fiorisce, con aspetti diversi nelle varie regioni della Terra, verso il 1° millennio a. C. g. Locuzioni fig.: battere il f. finché è caldo, profittare di un’occasione, del momento propizio, della buona disposizione di una persona e sim.; essere in una botte di f., essere al sicuro. In molte espressioni fig., soprattutto nella locuz. agg. di ferro, indica forza, robustezza, energia fisica e morale, resistenza (cfr. ferreo): avere una salute di f., essere sanissimo; avere uno stomaco di f., dei polmoni di f., una memoria di f., e in senso globale essere un uomo di f.; governare con mano di f., con autorità, con durezza; disciplina di f., rigida, inflessibile; con accezione più partic.: avere, presentare un alibi di f., inattaccabile, incontestabile; scherz., un raccomandato di f., persona che dispone di raccomandazioni potenti; per braccio di f. come prova di forza, v. braccio, n. 2 a; per le locuz. età, secoli, tempi di f., o sim., v. ferreo. Con altro uso fig., in marina, tesato a ferro, di un cavo tesato al massimo, in modo da diventare rigido. 2. Oggetto di ferro: lo colpì con un f. alla testa. In partic.: a. I f. del mestiere (o di bottega, o assol. i f.), gli arnesi usati nei lavori artigianali, come martello, lima, cacciavite, tenaglie, ecc.; fig., quanto serve, anche se fatto d’altra materia, per un dato lavoro o genere di lavoro. Analogam., i f. del chirurgo o chirurgici, gli strumenti necessarî per gli interventi chirurgici; anche assol., nelle espressioni andare, essere, morire sotto i f., e sim.; Forse ricorda i f. da cui è nata E il cui segno mi attraversa la pelle senza orrore (Antonella Anedda). b. In marina e nel linguaggio dei pescatori, l’ancorotto di un’imbarcazione, generalmente a quattro o tre marre e senza ceppo; anticam. ebbe anche il sign. generico di àncora, spec. in espressioni come stare a ferro, mettere fuori il f. o i ferri. Nelle gondole, è sinon. di pettine (l’ornamento di prua). Nel medioevo, la parola indicava il segno ufficiale del bordo libero delle navi da carico, detto anche brocca. c. In elettrotecnica, il nucleo di ferro sul quale sono avvolti gli avvolgimenti dell’induttore e dell’indotto delle macchine elettriche e gli avvolgimenti dei trasformatori elettrici. 3. Con denominazioni specifiche: a. Ferri da calza, speciali lunghi aghi sui quali si lavora la lana o il filo, per ottenere calze o maglie d’ogni tipo. b. F. di cavallo, semicerchio metallico di forma caratteristica per la ferratura degli equini e spesso anche dei bovini: è costituito di due rami (che s’incontrano nella punta e che nel loro insieme formano la benda) nei quali si distinguono le mammelle, i quarti, i talloni, e ha spesso delle appendici laterali rivolte in alto e ribattute sulla parete (barbette) oppure situate all’estremità e rivolte in basso (bottoni o ramponi); per la fissazione all’unghia, il ferro è attraversato da fori (stampi), in numero da 7 a 8, per cui passano i chiodi che attraversano la parete sulla quale sono poi ribaditi. In araldica, e spec. in quella polacca, è figura frequente negli scudi; ogni ferro ha sei chiodi e ha l’attributo d’inchiodato se questi sono di smalto diverso; la sua posizione ordinaria è con le estremità rivolte in basso (altrimenti si dice riversato). Nel linguaggio com. la locuz. a f. di cavallo è spesso usata per indicare forma o disposizione che ne richiama la figura: piazza, teatro, platea, tavolata a f. di cavallo. Per il sign. che l’espressione ha in zoologia, v. ferro di cavallo. c. F. di lancia, la punta di ferro che viene applicata all’asta della lancia. In araldica, è figura frequente negli scudi, solitamente posto con la punta in alto (se questa è volta in basso, è detto riversato). Per l’uso della locuz. come nome d’un serpente viperide e di un geminato di gesso, v. ferro di lancia. d. F. di mulino, in araldica, figura formata da due semicerchi, l’uno volto a destra, l’altro a sinistra, congiunti da due piccole sbarre che lasciano un vuoto rettangolare nel centro; rappresenta il ferro che una volta si poneva al centro della ruota del mulino per rafforzarla; è comune nell’araldica francese e olandese. e. F. da ricci, arnese fatto a tenaglia, usato, soprattutto in passato, per arricciare i capelli. f. F. da stiro (non com. per stirare), arnese che serve a distendere i tessuti e gli indumenti, in genere inumiditi, togliendo pieghe e spianando le cuciture: in passato era costituito da una piastra di ghisa, di forma triangolare o trapezoidale e provvista di manico, che veniva riscaldata sulla fiamma o sui carboni accesi, mentre un altro tipo, di forma simile ma più alto, era internamente cavo con la parte superiore apribile così da potervi inserire carboni ardenti; oggi il tipo più usato è quello a riscaldamento elettrico, a resistore interno, provvisto di termostato che ne regola la temperatura e per lo più anche di un serbatoio di acqua che durante la stiratura si scalda e vaporizza direttamente sul tessuto inumidendolo (f. a vapore). 4. a. poet. Arma da taglio, spada: la bella romana che col ferro Apre il suo casto e disdegnoso petto (Petrarca); meno com., armatura: Non vedo il lauro e il f. ond’eran carchi I nostri padri antichi (Leopardi). b. Nella scherma, nome generico dell’arma impiegata in gara, cioè del fioretto, della sciabola o della spada; talvolta, s’intende soltanto la lama. c. Locuzioni: essere ai f. corti, come i duellanti nei momenti decisivi dello scontro; incrociare i f., combattere; venire ai f., alla conclusione; mettere a f. e fuoco (una città, un paese), uccidendo, saccheggiando, distruggendo. 5. Catena per carcerati o prigionieri: mettere, avere i f. (ai piedi, alle mani); condannare ai f.; i segni dei f. sulla carne. 6. Al plur., la griglia, la gratella, nelle locuz. carne, bistecca, braciola ai f. (o sui ferri); cottura ai ferri. 7. Legno f., nome di diversi legni compatti, pesanti, di solito intensamente colorati, difficili a lavorarsi, forniti da piante molto diverse dei paesi tropicali. ◆ Dim. ferrétto (v.), ferrettino, e meno com. ferrino (v.), ferrolino, ferruzzo (o raro ferrùccio), riferiti in genere a oggetti determinati; pegg. ferràccio (v.).