ficcare
v. tr. [lat. *figicare, der. di figĕre «attaccare, conficcare»] (io ficco, tu ficchi, ecc.). – 1. Spingere dentro con forza: f. un palo in terra, un chiodo nel muro; f. un dito in un occhio. Nel linguaggio fam. ha spesso sign. generico di mettere, cacciare: ficcarsi le dita nel naso; ficcarsi le mani in tasca (fig., starsene inoperoso); f. le masserizie in un angolo; e riferito a persona: l’hanno preso e ficcato in prigione. Fig.: f. gli occhi, guardare con intensità: f. gli occhi in viso, addosso a qualcuno; Tanto che, per ficcar lo viso a fondo, io non vi discernea alcuna cosa (Dante); f. il naso in una cosa, in una faccenda, interessarsene con troppa curiosità, senza averne il diritto; ficcarsi in testa una cosa, ostinarsi in un’idea, in un sospetto; ficcarla a qualcuno, dargliela a intendere, raggirarlo. 2. rifl. Cacciarsi dentro in un luogo, e per estens., fam., nascondersi, rinchiudersi, rintanarsi: ficcarsi sotto le lenzuola; ficcarsi in un angolo, in un paesino sperduto di montagna; anche di cosa: dove mai si son ficcati i miei arnesi? Col sign. di cacciarsi, entrare dentro, anche fig.: ficcarsi in un’impresa, in un guaio; ficcarcisi fino al collo, fino agli occhi. 3. Con uso assol. o trans., nell’ant. linguaggio milit., colpire dall’alto in basso, con «tiro di ficco»: dovendo in ciascheduno fianco essere almeno due cannoniere, ordineremo che una strisci il baluardo e ficchi la contrascarpa, e l’altra strisci la contrascarpa e ficchi il baluardo (Galilei). ◆ Part. pres. ficcante, anche come agg. (v. la voce).