fidare
v. tr. e intr. [lat. *fīdare, der. di fīdus «fedele»]. – 1. tr. a. Affidare, dare in consegna con fiducia; con compl. di cosa: f. un oggetto prezioso a un custode di pochi scrupoli; prov., a can che lecca cenere, non gli fidar farina; con compl. di persona: f. il bambino a una bambinaia; fig.: Prima ch’a l’alto passo tu mi fidi (Dante); poet.: l’agile Corpo all’aure fidando (Foscolo), slanciandosi leggera nella danza. In queste accezioni il verbo è di uso letter. o poco com.; rimane in uso con riferimento a fidi bancarî: fino a quale somma ti fida la banca? b. ant. Munire di salvacondotto, e in genere dare sicurtà. 2. intr. (aus. avere) Confidare, avere fede: f. in Dio; f. nelle proprie forze, nelle capacità di qualcuno. 3. intr. pron. a. Avere fiducia: in troppi casi non possiamo che fidarci dei nemici (Giuseppe Pontiggia); m’ero fidato che fosse una persona per bene; iron., andate a fidarvi di certi galantuomini; prov., fidarsi è bene, ma non fidarsi è meglio; anche con la prep. in: Fidandomi nel tuo parlare onesto (Dante; ma altri codici e stampe leggono del); e così: fidarsi sopra una cosa, sopra una promessa, e sim., farci assegnamento. b. Fidarsi di (o a) dire, fare, ecc., avere il coraggio, la sicurezza di poter dire, fare, ecc.: non mi fido a passare il fiume a nuoto. ◆ Part. pass. fidato, anche come agg. (v. fidato1).