filogay
(filo-gay, filo gay), agg. inv. Che sostiene i gay, l’omosessualità e il suo riconoscimento pubblico. ◆ Vent’anni più tardi, lo spirito della [Margaret] Thatcher vive ancora nell’«articolo 28», che non si riesce ad abrogare, nonostante l’impegno del governo Blair. Una maggioranza cautamente conservatrice della Camera alta si oppone alla lobby filogay e ne rifiuta la revisione. (Foglio, 12 luglio 2000, p. 3) • Inutile ripercorrere polemiche recenti e passate che hanno contrapposto esponenti storici della droite italiana al mondo gay: basti per tutti ricordare quella volta che Daniela Fini manifestò la propria ostilità all’idea di insegnanti «omo»; o quando Francesco Storace -- prima della morbida conversione filo gay -- li apostrofò tout court come «froci». Come dire che «camerati» e «pederasti», non si sono mai troppo filati, anzi. (Klaus Davi, Stampa, 24 ottobre 2005, p. 15, Cronache Italiane) • Dopo le sue ultime «battaglie» filo-gay lo davano per arruolato nel centrosinistra, ma Nonno Libero ha smentito: «Hanno già tentato di portarmi dall’altra parte. Ma io ho detto che non mi interessava. Resto coerente ad aiutare conviventi e gay a rivendicare i loro diritti, ma anche nelle mie simpatie politiche di centrodestra». (Leandro Palestini, Repubblica, 14 marzo 2007, p. 65, Spettacoli).
Composto dal confisso filo- aggiunto al s. m. inv. gay, di origine ingl.
Già attestato nella Stampa del 28 luglio 1993, p. 9, Estero (Aldo Cazzullo), nella variante grafica filo gay.