fine art
(fine-art) loc. s.le f. inv. Nella fotografia, genere e tecnica che mira alla qualità artistica e pittorica dell’immagine, anche tramite l’intervento delle risorse tecnologiche digitali; anche in funzione agg.le. ◆ Come alla Wannabee Gallery nella rassegna «Sotto l’albero», dove si possono trovare lavori di 18 autori contemporanei, fotografie, dipinti a olio e polimaterici. Un esempio: la «Parodia dei Coniugi Arnolfini» versione di Marco Pece del celeberrimo dipinto di Jan van Eyck, nella stampa fine art 1/15, in vendita a 250 Euro. (Corriere della sera, 14 dicembre 2011, Vivi Milano, p. 96) • A Photofestival, una mostra dedicata alle istantanee Polaroid. Accanto a ognuna l’immagine stampata in fine-art. (Repubblica, 14 aprile 2012, Milano, p. 1) • Per rappresentarla [la fine del mondo, ndr] negli ultimi sette anni [Gérard Rancinan, ndr] è ricorso a un genere apocrifo per un fotogiornalista: la fine art. (Chiara Mariani, Corriere della sera, 15 aprile 2012, La Lettura, p. 27).
Espressione ingl. composta dall’agg. fine (‘bello’) e dal s. art (‘arte’). Fine arts corrisponde all’it. belle arti.
Già attestato nella Repubblica del 7 giugno 2002 (come loc. agg.le), Palermo, p. 10.