finito
agg. [part. pass. di finire]. – 1. a. Giunto o condotto a termine, compiuto: arrivare a spettacolo f.; sono ormai due anni f. che ha lasciato il paese. Frequente nell’uso fam. la locuz. farla finita (con la indeterminato), smettere o far cessare bruscamente cosa molesta: è l’ora di farla f. con queste stupide storie; in modi imperativi: facciamola f.!; fatela f.!; con accezioni partic., farla f. (con la vita), uccidersi; farla f. con qualcuno, impedirgli di molestare, renderlo innocuo, ammazzarlo. b. Di opera, lavoro, oggetto, portato a compiutezza o perfezione, che ha avuto tutte le rifiniture: un quadro f. in ogni sua parte; periodo f., non lasciato a mezzo, concluso; e analogam. senso f.: discorso che non ha senso f. (o compiuto). Con funzione di agg. o di sost., è frequente nel linguaggio della critica d’arte moderna la locuz. non finito (o non-finito), con riferimento a opere di pittura e più spesso di scultura lasciate intenzionalmente sbozzate, non rifinite (ma non incompiute) in quanto l’artista ha impresso già nello sbozzo l’idea che intendeva esprimere: il concetto di non finito in Michelangelo. c. Nell’industria, prodotto f., prodotto che può essere immesso nel mercato senza ulteriori lavorazioni (di solito contrapp. a prodotto semilavorato); con altro sign., nel linguaggio comm., sono detti prodotti f., per i venditori, i beni che sono normalmente ceduti a pagamento immediato o quasi immediato e incondizionato, siano essi destinati al consumo oppure debbano a loro volta servire per ulteriori produzioni, in contrapp. ai beni ceduti a pagamento differito che acquistano pertanto natura di capitali. d. In araldica, attributo del manico di un martello quando all’estremità è guarnito di smalto diverso. e. Riferito a persona: è ormai f., di chi è in disperate condizioni di salute; uomo f., ridotto all’estremo, perché versa in cattive condizioni materiali o morali, o privato ormai di ogni capacità produttiva, a cui la vita non promette più nulla, e sim: era un uomo f., era vecchio e il suo futuro, con tutto l’ottimismo di questo mondo, si presentava senz’altro drammatico (Sandro Veronesi). Con altro senso (oggi meno com., per l’ambiguità cui può dar luogo) artista, artigiano, operaio f., perfetto nella sua arte o mestiere, di cui conosce tutti i segreti; e così galantuomo f., e iron. un birbante f. e sim. 2. a. Determinato, limitato, con accezioni e usi che si precisano diversamente, nella opposizione ora a indefinito ora a infinito, nel linguaggio letter., in quello scient., e nella matematica: il concetto del f. (qui sostantivato con valore neutro) e dell’infinito; la materia è per sé stessa f.; una quantità determinata e f.; insieme f., in matematica, quello per il quale non è possibile stabilire una corrispondenza biunivoca tra i suoi elementi e gli elementi di un suo sottoinsieme. b. In grammatica, modi f., i modi del verbo che distinguono la persona, il numero e il tempo (cioè l’indicativo, il congiuntivo, il condizionale e l’imperativo). ◆ Avv. finitaménte, in modo finito, cioè compiuto e quindi perfetto, oppure in modo determinato, limitato (contrapp. a infinitamente).