fiommino
s. m. e agg. Iscritto alla Fiom, Federazione impiegati operai metallurgici, costituita a Livorno il 16 giugno 1901; della Fiom. ◆ È la loro giornata: i «nuovi schiavi» della nuova economia, come li definisce il leader fiommino Maurizio Zipponi, per la prima volta scendono in piazza. (Francesco Battistini, Corriere della sera, 19 maggio 2001, p. 11, Politica) • Le bandiere sindacali appese a Mirafiori, quelle della Fiom, sono state viste di recente anche nelle strade di Roma, in grande numero, solo poche settimane fa, il 4 novembre, quando per la Capitale sfilarono i precari (100-200 mila?). A quella manifestazione non parteciparono i leader ufficiali del centrosinistra, né il ministro del Lavoro [Cesare] Damiano -- e il quotidiano «Liberazione» mise i loro nomi in prima pagina -- ma c’erano molti sottosegretari, e soprattutto molti «fiommini». (Lucia Annunziata, Stampa, 9 dicembre 2006, p. 1, Prima pagina) • Una festa, s’è detto. Ma è la «festa di addio» che vede una preoccupatissima Haidi Giuliani, oppure è l’«inizio di un nuovo ciclo contro il governo [Luca Cordero di] Montezemolo-[Silvio] Berlusconi-[Walter] Veltroni», che intravede Giorgio Cremaschi, il fiommino. Interloquisce con entrambi Michele Di Palma: «Credo sia un momento di passaggio, dovrebbe riprendere una riflessione collettiva». (Checchino Antonini, Liberazione, 3 febbraio 2008, p. 6, Attualità).
Derivato dall’acronimo Fiom con l’aggiunta del suffisso -ino2.