fissato
agg. e s. m. [part. pass. di fissare]. – 1. agg. a. Che è stato fissato, soprattutto nei sign. estens. e fig. del verbo: tenere lo sguardo, gli occhi f. su qualcuno o qualche cosa, fissi; seguire il programma f., tenersi nei limiti f., arrivare al luogo f., rispettare gli accordi f., stabiliti, convenuti; pagare il prezzo f., pattuito; disdire la camera f., impegnata; e come predicato di una prop. soggettiva: è f., resta f. che ci vediamo domani. b. Con lo sguardo fisso: non stare così fissata!; ostinato: è f. in quest’idea, è f. di volerci andare; o che ha un’idea fissa, che soffre di fissazioni: è f. che tutti ce l’abbiano con lui; anche assol.: tu sei fissata!; e spesso sostantivato: è un f.; siete dei matti, dei maligni, dei f. (Pavese). 2. s. m. a. Con valore neutro, ciò che si è stabilito, cosa convenuta: stare, tenersi al f.; la mattina seguente, venne donna Prassede, secondo il f., a prender Lucia (Manzoni). b. Nel linguaggio amministr., fissato bollato (anche foglietto bollato e, nell’uso corrente e fam., fissatino), modulo preventivamente bollato su cui si devono redigere contratti di borsa aventi per oggetto titoli o valori, e che serve da prova del contratto (la sua mancanza non produce nullità del contratto, ma comporta il pagamento della relativa imposta e di un’ammenda nel caso in cui, per inadempimento della controparte, sia necessario ricorrere alla liquidazione coattiva).