flash mobbing
loc. s.le m. inv. Raduno spontaneo e improvvisato, che si organizza mediante una convocazione a catena inoltrata su siti Internet o tramite messaggi di posta elettronica, durante la quale i partecipanti compiono un’azione collettiva. ◆ un movimento nato a New York circa un anno fa e da lì propagatosi in altre capitali: il «flash mobbing», ovvero l’idea di mobilizzare all’improvviso il maggior numero possibile di persone, inviando loro e-mail o messaggini telefonici, affinché si riuniscano in uno specifico posto, a una certa ora, per compiere attività bizzarre ed anarchiche (ma, va sottolineato, assolutamente pacifiche). (Enrico Franceschini, Repubblica, 13 giugno 2004, p. 25, Cronaca) • le parole più appuntite devono ancora arrivare. E colpiscono proprio con quello stile alla David Letterman che [Daniele] Luttazzi ha portato a casa nostra: «[Antonio] Di Pietro aderisce alla sua iniziativa e [Beppe] Grillo dice che è uno per bene. Brrrrrr. Quindi chi non la pensa come Grillo non lo è? Populismo». E ancora: «Se parli alla pancia, certo che riempi le piazze, ma non è democrazia dal basso: è flash mobbing». (Lorenzo Salvia, Corriere della sera, 13 settembre 2007, p. 11, Cronache).
Dall’ingl. flash-mobbing, derivato dall’uso verbale della precedente espressione (to flash-mob).