flexsecurity
(flex security), s. f. inv. Strategia politica che si propone di favorire, nello stesso tempo, la flessibilità del mercato del lavoro e la sicurezza sociale, soprattutto a vantaggio delle categorie più deboli dei lavoratori. ◆ Secondo lei da che cosa si dovrebbe partire? «Dal socialismo europeo. Se guardiamo al di fuori dei nostri confini nazionali possiamo vedere che tutte le esperienze più innovative di governo nascono dal filone socialista e socialdemocratico. Adesso nessuno parla più di [Tony] Blair ma il leader britannico è stato capace di dare un governo progressista ad un paese postindustriale dove la classe operaia ha un ruolo marginale. Poi ci sono le democrazie del Nord che stanno sperimentando la “flex security”, cioè coniugano flessibilità, alti prelievi fiscali e welfare» [Mercedes Bresso intervistata da Maurizio Tropeano]. (Stampa, 8 agosto 2006, p. 9, Interno) • «Io sono sempre stato favorevole alla flessibilità, e mi oppongo alla difesa delle antiche rigidità. Al tempo stesso devo impedire che i lavoratori flessibili diventino precari a vita. Quindi, devo introdurre protezioni. D’altra parte, questa era proprio l’idea di Marco Biagi, che era un teorico della flexsecurity» [Piero Fassino intervistato da Massimo Giannini]. (Repubblica, 7 gennaio 2007, p. 1, Prima pagina) • [tit.] La flexsecurity e le donne [testo] […] Tra i temi che verranno sviluppati, tutti riuniti dal leitmotiv che dà il nome all’appuntamento, «Aprire la società alle riforme», ci sarà […] quello della «Flexsecurity» alla latina: un neologismo che sta ad indicare la necessità di convergere verso un mercato del lavoro più flessibile che preservi però la sicurezza professionale per i più svantaggiati. (Massimo Sideri, Corriere della sera, 26 febbraio 2008, p. 33).
Dall’ingl. flexsecurity, a sua volta composto dai s. flex(ibility) (‘flessibilità’) e security (‘sicurezza’).
Già attestato nel Corriere della sera del 6 dicembre 2003, p. 23, Economia (Maurizio Ferrera).
V. anche flessicurezza, flexicurity, sécubilité.