foce
fóce s. f. [lat. faux faucis «gola»]. – 1. ant. Gola, l’apertura della gola; per lo più al plur. (cfr. fauci). 2. Parte terminale di un corso d’acqua che s’immette nel mare, in un lago, o in altro corso d’acqua: la f. dell’Arno, del Tevere; metter foce, far foce, sboccare, sfociare (anche in senso fig.); f. a delta, quella che avanza nel mare per mezzo di depositi alluvionali; f. a estuario, foce a forma d’imbuto in cui penetra il mare: quest’ultimo caso si verifica nei fiumi con sbocco in mare aperto ove ha effetto notevole l’azione delle maree. 3. In alcune parti dell’Appennino, stretto passaggio tra pareti rocciose: nell’Appennino settentr. corrisponde a forcella; nell’Abruzzo a gola fluviale. 4. estens. e fig., ant. a. Entrata di un porto, stretto di mare, e sim.: venimmo a quella f. stretta Dov’Ercule segnò li suoi riguardi (Dante), lo stretto di Gibilterra. b. Apertura in genere, da cui si possa entrare o uscire. In Dante, con usi più partic., il passaggio da girone a girone nel Purgatorio e, nell’Inferno, cerchio: Quando si parte l’anima feroce Dal corpo ... Minòs la manda a la settima foce; anche il punto da cui il sole appare all’orizzonte: Surge ai mortali per diverse foci La lucerna del mondo.