fondaco
fóndaco s. m. [dall’arabo funduq, che è dal gr. πάνδοκος, πανδοκεῖον «albergo»] (pl. -chi, non com. -ci). – 1. Edificio o complesso di edifici dove, nel medioevo e nei secoli successivi, i mercanti forestieri per concessione dell’autorità del luogo depositavano le loro merci, esercitavano i loro traffici e spesso anche dimoravano: i f. dei Veneziani, dei Genovesi, dei Pisani in Oriente (detti anche emboli o ridotti); in Italia è soprattutto noto il f. dei Tedeschi, a Venezia, dove fin dal 1288 i mercanti alemanni, boemi, polacchi e ungheresi erano obbligati a dimorare e tenere le loro merci, e che divenne col tempo ricchissimo (famoso anche per la facciata decorata con affreschi di Giorgione e Tiziano ora quasi interamente distrutti). 2. Con altri sign. storici, diversi da regione a regione o da città a città: a. Il luogo dove si riscuotevano i diritti di entrata (più noto sotto il nome di dogana) e anche il magazzino annesso alla dogana, dove i mercanti depositavano e contrattavano le loro merci (Pisa, Fermo, Napoli, ecc.). b. Il magazzino o la stanza dove si conservavano le biade e le farine del comune (Veneto, Istria). c. Il monte frumentario che provvedeva all’annona con denari del comune o con entrate proprie (Trieste, Verona, Treviso, ecc.). d. A Lucca, curia o corte del f., denominazione di una magistratura del tardo medioevo (v. curia, n. 5 a). 3. In usi regionali, è nome tuttora attribuito a emporî, magazzini, botteghe per la vendita all’ingrosso o al minuto di stoffe, e anche a certi locali terranei usati come abitazioni poverissime. In passato indicava inoltre osterie con alloggio per vetturali e carrettieri.