fonografo
fonògrafo s. m. [dall’ingl. phonograph, comp. di phono- «fono-» e -graph «-grafo»]. – Apparecchio per la riproduzione dei suoni registrati su un supporto meccanico. Propriamente, tale denominazione fu data dall’inventore statunitense Th. A. Edison a un apparecchio realizzato nel 1877, diverso dai fonografi attuali in quanto registrava i suoni su un cilindro rotante anziché su un disco rotante; il prototipo degli apparecchi moderni, a disco, fu realizzato nel 1887 dal tedesco E. Berliner, che lo chiamò grammofono, e soppiantò rapidamente quello di Edison (questo ebbe qualche uso come dittafono fino alla seconda guerra mondiale); i due termini fonografo e grammofono sono stati fin da allora sentiti come sinonimi, con una certa prevalenza del primo. Nei primi tipi di fonografo (f. meccanici) l’apparecchio trasformava in vibrazioni sonore dell’aria le oscillazioni meccaniche di un ago (puntina) inserito nel solco inciso sulla superficie di un disco (che un motore a molla manteneva in rotazione costante a una velocità prefissata), e convogliava all’esterno, mediante un diffusore sonoro (tromba acustica), i suoni così ottenuti. Nei fonografi elettrici, invece, le sollecitazioni meccaniche trasmesse dal disco (mantenuto in movimento da un motore elettrico) alla puntina vengono trasformate, da un fonorivelatore, in una corrente elettrica variabile che, opportunamente amplificata, viene a sua volta trasformata in suono da un altoparlante. F. stereofonici, quelli in grado di riprodurre il suono registrato su dischi stereofonici per mezzo di un adatto fonorivelatore; f. a fessura, altro nome (ma poco com.) del mangiadischi.