forma
fórma s. f. [lat. fōrma]. – 1. a. L’aspetto esteriore con cui si configura ogni oggetto corporeo o fantastico, o una sua rappresentazione: f. circolare, quadrata, ovale, sferica, regolare, irregolare; la f. di una bottiglia, di un mobile, di una piazza, di un monte; la f. degli occhi, del naso, della mano, dei fianchi; descrivere, rappresentare, riprodurre la f. di un oggetto; assumere f. umana. In similitudini: l’Italia ha la f. d’uno stivale; sedile a f. di canapè; biscotti a forma di mezzaluna; In f. dunque di candida rosa Mi si mostrava la milizia santa (Dante). Fig.: idea, progetto che comincia a prendere forma, ad assumere concretezza, consistenza. b. Con partic. riferimento al corpo umano: savia ciascuna e di sangue nobile e bella di forma e ornata di costumi (Boccaccio). Al plur., con senso concr., il corpo stesso, e spec. le sue parti rilevate in quanto siano conformate in uno o in altro modo: f. snelle, delicate, giunoniche, tozze, grossolane; una donna di bellissime f.; perché hai le gentili Forme e l’ingegno docile Volto a studi virili? (Foscolo); anche senza aggettivo: un abito molto attillato le metteva in risalto le forme. c. Talora, l’oggetto stesso, o il corpo umano, animale, o altra figura, soprattutto in quanto se ne veda soltanto il contorno, la sagoma, l’ombra, e non sia quindi nettamente definito o distinguibile: strane f. si vedevano passare nel buio; gli sembrava che le nuvole si trasformassero in f. minacciose; nel delirio la sua mente si popolava di orribili forme. 2. Nelle scienze naturali, l’aspetto esteriore di animali, vegetali e minerali soprattutto in quanto tipico delle varie specie, e perciò elemento fondamentale per la descrizione e classificazione: la f. della testa, della coda, del piede di una specie animale; la f. del tronco, delle foglie, del fiore d’una pianta; in cristallografia, f. semplice di un cristallo, l’insieme delle facce necessariamente coesistenti, in base alla sua simmetria, e fisicamente equivalenti; in geografia fisica, forma del rilievo, l’aspetto della superficie di una terra emersa corrispondente a una fase di equilibrio più o meno momentaneo tra gli agenti di denudazione e la resistenza delle rocce; forme di denudazione, i diversi aspetti che assumono le terre emerse in seguito alle azioni di denudazione dovute agli agenti superficiali. In usi scientifici, con l’aggiunta di partic. determinazioni, il termine assume sign. simile a quello di specie, sottospecie, razza o tipo, oppure designa un gruppo subspecifico non meglio definito (così per es. in biologia: f. proprie dei mari caldi; f. xerofila); altre volte si riferisce a stadî di sviluppo distinti da altri stadî: f. conidica e f. perfetta di certi funghi; f. larvali di animali soggetti a metamorfosi. Analogam., in meteorologia, f. bariche, lo stesso che tipi isobarici. 3. In senso più astratto, modo di essere, di presentarsi; così, con riferimento alla struttura, all’ordinamento, alla costituzione politica, si parla di forme di governo, di f. monarchica, repubblicana, ecc.; in economia, forma di mercato, configurazione, regime, struttura di mercato. In medicina, e nel linguaggio com., il modo con cui determinate malattie insorgono e si sviluppano: f. atipiche, infettive, f. benigne o maligne, f. lievi o gravi. In altre espressioni equivale spesso a genere, qualità: inventare nuove f. d’arte, di spettacolo, di divertimenti; quanto tempo ha che tu sei ridotto a cotesta f. di vita? (Leopardi). In altre ancora, si riferisce piuttosto al modo con cui un’azione è fatta: celebrare, commemorare in f. solenne; assistere, partecipare a una cerimonia in f. privata. 4. a. In molti casi, il concetto di forma si chiarisce nella sua diretta contrapposizione a quello di materia o di contenuto: come f. non s’accorda Molte fïate a l’intenzion de l’arte, Perch’a risponder la materia è sorda (Dante); nella storia dell’estetica il termine, non univoco, è stato inteso talora come ordine della trattazione di un tema (che nell’opera d’arte costituirebbe il contenuto), talaltra come espressione in immagine artistica del contenuto (inteso questo come complesso emozionale da cui trae occasione l’opera d’arte). Nei sacramenti, la forma è costituita dalle parole che vengono pronunciate nell’atto di amministrare la materia del sacramento (per es., nel battesimo, la formula «Io ti battezzo» ecc.). La contrapposizione è implicita in molte espressioni dell’uso com.: un trattato in f. di dialogo; tradurre in f. drammatica un’opera narrativa; la f. d’uno scritto, lo stile, i modi dell’espressione: componimento povero di idee ma di f. corretta; scrivere in buona f. italiana; presentare un concetto in f. chiara, intelligibile, ecc. b. In partic., lo schema, tradizionale o no, nel quale si svolge il discorso poetico: componimento in f. di sonetto, di canzone; composi una epistola sotto f. di serventese (Dante). Analogam., nel discorso musicale: f. chiuse, quelle che, come per es. le strofiche (aria, ecc.), corrispondono a un pensiero concludentesi già nella sua stessa formulazione o nella varia ripetizione della formula iniziale; f. continue, o aperte, quelle che, come le tematiche (sonata, ecc.), corrispondono a un pensiero fecondo di idee e di sviluppi; f. libere, quelle cui manca (come per es. al poema sinfonico) uno schema prefisso. c. In filosofia, con accezioni varie: nella concezione platonica, l’essere vero, l’essenza delle cose, realtà che trascende i fenomeni sensibili; nella dottrina aristotelica e scolastica, principio dal quale sgorgano tutte le proprietà di ogni singolo essere; nella filosofia kantiana, attività con la quale il soggetto, sintetizzando la materia, o contenuto, della conoscenza, l’organizza in un oggetto, gli dà universalità e necessità; nella logica – con partic. riferimento al Tractatus logico-philosophicus di L. Wittgenstein (1921) –, la struttura della proposizione scientifica (Satzform, propr. «forma proposizionale») come momento che in essa corrisponde alla realtà oggettiva. Per la teoria o psicologia della f., in psicologia, v. Gestalttheorie. d. In diritto, veste esteriore di un atto, necessaria perché l’ambiente sociale ne venga a conoscenza e l’ordinamento giuridico gli attribuisca rilevanza. Più genericam., il modo prescritto o conveniente con cui dev’essere compiuto un procedimento: citazione fatta nelle debite f. (o in tutte le f.); annullamento di un contratto per vizio di forma. e. Nell’uso com., per lo più al plur., convenienza, modo esteriore di configurare i rapporti sociali: agire con le debite f.; rispettare, osservare, violare le forme. Di persona, anche il modo, cortese o rozzo, di comportarsi e di esprimersi: f. educate, gentili, grossolane; senz’altra determinazione, al sing. o al plur., il tatto, le maniere amabili, aggraziate, opportune: non ha forma; gli mancano le forme. In opposizione più diretta alla sostanza: badare alla f., all’esteriorità; è questione di pura f. (v. anche pro forma); una persona tutta f., che dà importanza e valore soltanto all’apparenza. 5. Come termine grammaticale, ogni aspetto morfologicamente determinato della parola: le f. del verbo (nei varî tempi e modi); la f. del singolare, del plurale, di un nome, di un aggettivo, di un pronome; la f. del nominativo, del genitivo, nella declinazione; f. regolari, irregolari, della declinazione o coniugazione di determinati sostantivi o verbi; f. attiva, passiva, riflessiva (in questa accezione, più tecnicamente diatesi). 6. In senso concr., oggetto che serve a dare forma determinata a qualche cosa, e che può essere costituito ora da un corpo cavo che riceve in sé la materia da formare, ora invece da un solido sul quale la materia si adatta e si tende: mettere in f. un budino; modellare sulla f. un materiale plastico. In partic.: a. Forma da cappelli, in legno, a due pezzi smontabili, di cui l’uno è la cupola e l’altro la falda, per adattarvi feltro, paglie e sim. da stirare, piegare, ecc. b. Forma da scarpe, apparecchio di legno che ha la forma del piede e sul quale il calzolaio tende i pezzi di cuoio per dare la forma alla scarpa, o che si introduce nella scarpa già confezionata per allargarla, per eliminare difetti o per conservarla bene; può essere anche in due pezzi congiunti a distanza regolabile, oppure è costruita in metallo ed è allungabile e allargabile per mezzo di opportuni congegni (v. anche tendiscarpe). c. L’attrezzo (fascera) o il vaso bucherellato in cui si mette la cagliata ridotta in grumi per ottenere la pezzatura del formaggio; per estens., il formaggio stesso levato dalla forma, fresco o seccato, spec. se di grandi dimensioni: mezza f. di cacio; una f. di parmigiano; analogam., una f. di ricotta, ecc. d. In metallurgia, cavità praticata, per mezzo del modello, nella terra da fonderia racchiusa negli appositi telai, o staffe, la quale, riempita col metallo fuso, dà luogo al getto corrispondente (oltre alle forme di terra, si usano forme di metallo, dette conchiglie). e. Mezzo (di gesso, di gelatina o di argilla) adoperato nella scultura per trasferire la statua da una materia a un’altra con fedeltà meccanica di procedimento: si dicono f. perse quelle che vanno distrutte per liberarne il calco, e f. buone o a tasselli quelle che, essendo smontabili e ricomponibili, possono servire per parecchi calchi. f. Nell’industria ceramica, stampo in gesso o in metallo che serve per modellare i varî manufatti. g. In tipografia, con più accezioni: per es., si chiamano forme, in senso lato, i varî mezzi materiali adoperati per la riproduzione di un originale su un supporto di stampa, e in senso stretto le superfici contenenti gli elementi stampanti da trasferire, mediante inchiostrazione, sul supporto di stampa (carta o altro); i tubi metallici utilizzati per la fabbrica dei rulli; i dispositivi necessarî alla fusione dei blocchi, dei lingotti, ecc.; gli apparecchi usati per fondere a mano o meccanicamente il carattere tipografico. 7. Nel linguaggio sport., ma con larga diffusione anche nell’uso com., il complesso di condizioni fisiche e di spirito che consentono a un atleta di manifestare e sfruttare tutte le sue attitudini e possibilità: essere in f., in ottima f., nelle migliori condizioni di rendimento; al contr., essere giù di f., o fuori f., o in cattiva f., quando tali condizioni sussistono solo in parte o non sussistono affatto. 8. In geometria proiettiva: forme di 1a specie, la retta considerata come luogo dei suoi punti (punteggiata), il fascio di rette e il fascio di piani (che si ottengono dalla punteggiata per proiezione, rispettivamente, da un punto e da una retta); forme di 2a specie, i sistemi lineari a due coordinate i cui elementi sono punti, rette o piani, ossia il piano punteggiato (la totalità dei punti di un piano), la stella di rette (totalità delle rette dello spazio passanti per un punto), il piano rigato (totalità delle rette di un piano), la stella di piani (totalità dei piani passanti per un punto). ◆ Dim. formina, formétta, formettina, soltanto nei sign. concreti del n. 1 e 6.