fregare
v. tr. [lat. frĭcare] (io frégo, tu fréghi, ecc.). – 1. a. Passare più volte la mano o un oggetto condotto dalla mano sulla superficie d’un corpo, premendo con più o meno forza: f. il pavimento con la spazzola; fregarsi gli occhi (per cacciare il sonno, o per accertarsi di essere bene sveglio, di vederci bene, davanti a cosa che susciti meraviglia o incredulità); fregarsi le mani, una contro l’altra, per scaldarsele o per mostrare soddisfazione (è anche espressione metaforica per indicare uno stato di contentezza, di soddisfazione e sim.). b. Strisciare sfregando: E ’l buon Sordello in terra fregò ’l dito (Dante); animali che avanzano fregando il ventre al suolo; f. il gesso sulla lavagna; f. le spalle al muro. Anche rifl.: fregarsi al muro; fig., fregarsi attorno a qualcuno, stargli molto vicino, corteggiarlo, per ottenerne favori; di due superfici, fregarsi (più com. sfregarsi), fare attrito. c. non com. Fare un frego o dei freghi; cassare con un frego. 2. fig., volg. a. Avere un rapporto sessuale con qualcuno. b. Ingannare, truffare, farla in barba a qualcuno, recargli danno e sim.: cercò di fregarmi dandomi un biglietto da cinquanta euro falso; f. il fisco, le guardie di finanza; f. un avversario, un concorrente, superarlo, vincerlo; essere, rimanere, e più com. restare fregato, essere ingannato o imbrogliato, subire un danno o una delusione, perdere un’opportunità e sim. Nel rifl., fregarsi, e più espressivamente fregarsi da sé, fregarsi con le proprie mani, procurare a sé stesso un danno, una perdita, o un malanno fisico, per propria colpa o trascuratezza: ha tardato troppo a concludere l’affare, e s’è fregato; ho voluto uscire senza soprabito con quel ventaccio, e così mi sono fregato. c. F. una cosa a qualcuno, rubargliela: gli hanno fregato la bicicletta. d. Fregarsene, infischiarsene, ridersene: se ne frega dei nostri rimproveri; e chi se ne frega?, per mostrare assoluta indifferenza per qualche cosa (è per lo più proferito con tono esclamativo). La frase me ne frego, che, nella sua origine popolare, può esprimere sia l’amore del proprio comodo, sia un atteggiamento che rifugge da compromessi, sia una strafottente arroganza, è stata assunta come motto dagli arditi nel periodo della prima guerra mondiale, poi dai legionari fiumani di G. D’Annunzio, e infine dalle camicie nere fasciste. e. Con altra costruzione, modellata su importare, con lo stesso sign., ma più pop. e più efficace: a me non me ne frega niente, non me ne importa; e a te che ti frega?, e a lui che gliene frega?, a te che t’importa?, a lui che gliene importa?