funzione
funzióne s. f. [dal lat. functio -onis, der. di fungi «adempiere»]. – 1. Attività svolta abitualmente o temporaneamente in vista di un determinato fine, per lo più considerata nel complesso di un sistema sociale, burocratico, ecc. (sinon. quindi spesso di ufficio o carica): esercitare una f., e specificando, una f. di comando, di controllo, di sorveglianza; avere una f. ispettiva, una f. di consulenza; la f. docente o la f. di docente (diverso da la f. del docente, con cui si indicano invece i compiti, gli obblighi, gli scopi proprî del suo ufficio; e così, la f. del giudice, del sacerdote, di chi esercita il potere, di chi dirige un’azienda, e sim.). Sotto l’aspetto giuridico, potere esercitato per un interesse puramente oggettivo o per l’interesse di altri soggetti: f. amministrativa; f. burocratica; pubblica f., o f. pubblica, l’attività propria degli organi dello stato e degli enti pubblici, e più concretamente (per imitazione del fr. fonction publique) l’amministrazione statale (e ministro della f. pubblica è stato denominato il ministro senza portafoglio preposto al riassetto della pubblica amministrazione, precedentemente chiamato ministro per la riforma della pubblica amministrazione); f. retribuita, f. gratuita, f. onoraria; assumere, svolgere una f., cessare da una funzione. Spesso al plur., con riferimento soprattutto alle mansioni che sono connesse con un ufficio o una carica: avere f. direttive in un’impresa; pubblico ufficiale nell’esercizio delle sue f.; assumere, svolgere le f. del grado superiore; esercitare provvisoriamente le f. di segretario; in partic., fare le f. di, svolgere le mansioni proprie di quel determinato ufficio, quando manchi o sia assente il titolare: professore che fa le f. di preside (anche nella locuz. sostantivata il facente funzione o funzioni, di norma abbrev. in f.f.). 2. Con usi estens.: a. Compito affidato o assunto, sia da parte di persone singole (spesso senza carattere strettamente professionale) sia da organismi o istituzioni, in un determinato ambiente o contesto sociale: la f. dell’uomo nella società, della donna nella famiglia; enti che hanno una f. prevalentemente assistenziale, o culturale; la f. dei sindacati nelle moderne democrazie; esercitare una f. equilibratrice in una controversia. b. Poco com., nel linguaggio fam., con il sign. generico di faccenda, lavoro, incombenza (spesso in senso eufemistico): questa è una f. che toccherebbe a te; è una f. noiosa che lascio volentieri ad altri. c. In fisiologia, l’attività propria di una cellula, o di una sua parte, o di un organo, o di un sistema organico: f. respiratoria, f. digestiva, f. della cellula epatica, f. del nucleo cellulare; f. regolari, normali; alterazione, squilibrio di una funzione. In botanica, la f. delle foglie; la f., o fotosintesi, clorofilliana (v. clorofilliano). d. Con sign. analogo al prec., e con riferimento a facoltà psicologiche (talora anzi sinon. di facoltà): il pensiero è una f. dell’intelletto; f. psichiche. Nella psicologia analitica di Jung, attività che resta immutata, indipendentemente dai contenuti che di volta in volta si presentano: f. del pensiero, dell’intuizione, del sentimento, della sensazione. e. Di cose materiali, congegni, strutture o parti di strutture, con il sign. ora di attività ora di ufficio: la f. di un ingranaggio, di un pulsante; il motorino è in f., in movimento, in azione; entra in f. la leva del cambio; arco rampante con f. di sostegno; una cornice con f. puramente decorativa. f. Con il sign. di ufficio, è anche riferito a enti o elementi astratti. In partic., in linguistica, il ruolo che un’unità qualsiasi della frase (fonema, morfema, unità lessicale, sintagma) svolge nella struttura grammaticale della frase stessa, cioè dell’intero enunciato: parola che compie la f. di soggetto, di predicato, di complemento, di attributo (e più genericam., in grammatica e nel lessico: aggettivo con funzione o con funzioni di avverbio; participio con funzione di sostantivo, ecc.). Si distingue talora tra f. significativa, quella che svolge l’elemento significante della parola in seno alla frase, e f. distintiva, quella svolta dal fonema o da altro elemento fonico in seno alla parola (per es., è distintiva la funzione dell’accento in pero e però; il timbro della e ha una funzione distintiva tra pésca e pèsca). Con sign. diverso, affine a quello della matematica (v. oltre, n. 5 a), è detta funzione, in glossematica, ogni relazione tra due termini, che possono essere entrambi costanti, o entrambi variabili, o uno costante e l’altro variabile. 3. Cerimonia sacra: f. solenne; una f. funebre; f. celebrata dal vescovo. In partic., e spesso al plur., la cerimonia della sera comprendente il rosario e la benedizione: andare alla f. o alle f.; assistere alla f.; suona, entra la funzione. 4. In chimica, denominazione (anche gruppo funzionale) di un aggruppamento atomico o di un radicale (per es., uno o più ossidrili per gli alcoli, uno o più carbossili per gli acidi organici), la cui presenza in un composto induce determinate proprietà, caratteristiche di tutta la serie di composti contenenti quell’aggruppamento. 5. a. In matematica e nelle sue applicazioni, grandezza che varia in dipendenza di un’altra (per es., la circonferenza che varia col variare del raggio); più precisamente, si dice che una quantità y (variabile dipendente) è funzione di un’altra quantità x (variabile indipendente) se esiste una legge che a ogni x fa corrispondere un unico valore di y: tale legge prende essa stessa il nome di funzione, e questa corrispondenza si indica per lo più con la formula y = f (x) (nella quale la x è detta argomento, e la y valore della funzione f). b. Nell’analisi matematica, f. numeriche di variabili numeriche, quelle nelle quali i valori assunti tanto dalla variabile indipendente quanto dalla variabile dipendente sono numeri (reali o complessi); in partic., f. reale o f. complessa, a seconda che i suoi valori siano solo reali o anche complessi; f. di variabile reale o f. di variabile complessa, a seconda che la sua variabile indipendente possa assumere solo valori reali o anche valori complessi; f. monotòna crescente o decrescente, a seconda che il suo valore cresca sempre o, rispettivamente, decresca sempre col crescere della variabile indipendente; f. inversa, la funzione x = ϕ(y), che esiste quando ciascuno dei valori di y proviene da un solo valore di x; f. razionali, quelle che possono essere espresse da polinomî o da quozienti di polinomî nelle variabili indipendenti; f. algebriche, quelle che possono essere definite implicitamente da un’equazione che uguaglia a zero un polinomio nelle due variabili x e y; f. trascendenti, quelle che non sono algebriche, come le potenze di x con esponente irrazionale, le f. iperboliche, le f. esponenziali, le f. logaritmiche (per queste tre ultime, nonché per le f. trigonometriche, la f. continua, la f. derivabile, v. ai singoli aggettivi). c. Nella teoria degli insiemi, il termine è stato ridefinito come corrispondenza, trasformazione, applicazione di un insieme in un altro, cioè l’operazione che fa corrispondere a ciascuno degli elementi di un insieme X (detto dominio o insieme di definizione della funzione) un elemento di un insieme Y (il cui sottoinsieme costituito dagli elementi che corrispondono a elementi di X è detto codominio o insieme di variabilità). d. Ai sign. prec. si ricollega la locuz. di uso com. in funzione di, in relazione con, in dipendenza da: il ritmo di produzione è in f. del tempo disponibile. 6. In logica matematica, operazione che, applicata a elementi (detti argomenti) di un certo insieme, dà come risultato un elemento (valore) dello stesso o di un altro insieme; in partic., f. di verità, quelle che hanno, sia come argomenti sia come valore, i valori di verità vero (V) e falso (F), e che vengono espresse di solito da proposizioni composte ottenute da proposizioni elementari (che possono essere appunto vere o false) mediante opportuni connettivi (negazione, congiunzione, disgiunzione, implicazione, ecc.), ciascuno dei quali è a sua volta una funzione di verità; la corrispondenza tra i valori assunti dagli argomenti e quelli assunti dalla funzione può essere illustrata in una tabella, detta tavola di verità della funzione (v. tavola, n. 4 b). 7. In fisica, relazione fra grandezze espressa da una funzione matematica; in partic., nella meccanica quantistica, funzione d’onda, rappresentazione matematica dell’intensità delle onde associate alla materia, per mezzo della quale si può misurare la probabilità che una certa particella si trovi a un dato istante nell’intorno di un determinato punto; in termodinamica, f. di stato, di un sistema, variabile che dipende esclusivamente dallo stato termodinamico del sistema: sono tali l’energia interna, l’entropia, ecc. 8. In elettronica, sinon. di segnale, con partic. riferimento alla tecnica dei calcolatori elettronici analogici, nei quali un segnale elettrico variabile nel tempo con una data legge (per es., una tensione sinusoidale) è usato per rappresentare analogicamente una data grandezza variabile. ◆ Dim. funzioncèlla, e più com. funzioncina.