gaberiano
s. m. e agg. Ammiratore del cantautore Giorgio Gaber, nome d’arte di Giorgio Gaberscik (1939-2003); di Giorgio Gaber. ◆ è un peccato che con il corpo si cerchi di seppellire anche l’anima di Gaber. A sinistra, quelli che egli aveva ridicolizzato e che sempre più lo trattavano come un ospite impresentabile, come un qualunquista (o come un traditore per vie coniugali), si sono ora presi la rivincita sul morto: sono diventati tutti «gaberiani». E la destra, che pure si era frustrata in manovre di accostamento, si è ora appropriata persino del giovane Gaber. (Francesco Merlo, Corriere della sera, 5 gennaio 2003, p. 1, Prima pagina) • [tit.] Il teatro canzone di Gaber rivive con «Il grigio» grazie ai giovani [Fausto] Russo Alesi e Serena Sinigaglia / Al Grassi di Milano una scommessa vinta che dimostra l’attualità del pensiero gaberiano (Avvenire, 8 maggio 2004, p. 29, Oggi Spettacolo) • Quando, con Sandro Luporini, Giorgio Gaber scrisse «Il dio bambino», era il 1993. Prima di questo monologo erano nati «Parlami d’amore» e «Il grigio». «Il dio bambino» chiudeva una trilogia che usciva dal teatro canzone ed esaltava il teatro evocazione: altro clima, anche se, a fermentare nel fondo, restava l’umore acre e così gaberiano di chi non si raccapezza e non sa. (Osvaldo Guerrieri, Stampa, 27 febbraio 2008, p. 39, Spettacoli).
Derivato dal nome proprio (Giorgio) Gaber con l’aggiunta del suffisso -(i)ano.
Già attestato nella Repubblica del 20 gennaio 1995, p. 31, Spettacoli (Giacomo Pellicciotti).