gastrosofo
s. m. Chi coltiva le conoscenze e la degustazione dei cibi, ispirandosi ai princìpi della gastrosofia. ◆ Cosa le piace di Brillat-Savarin, che in fondo è stato il primo gastrosofo moderno? «Ha scritto libri di meravigliosa lettura. Inviterei a leggere un suo capitolo dedicato alle provette gastronomiche. Si attribuì la più grande scoperta del secolo diciannovesimo». Qual era? «La cena che si deve offrire a un ospite di cui non si conoscono i gusti deve essere comunque commisurata all’entità del portafoglio. Ma aggiunse: se davanti al fagiano disossato e ripieno di tartufi all’ospite non vengono le lacrime agli occhi, ci si alzi e si consideri il pranzo terminato. Brillat-Savarin fu un uomo paradossale che scrisse libri di grande gusto» [Tullio Gregory intervistato da Antonio Gnoli]. (Repubblica, 4 gennaio 2002, p. 36, Cultura) • È il segno dei tempi: mai il noto aforisma del gastrosofo francese Anthelme Brillat-Savarin è stato più vero. «Gli animali si nutrono, l’uomo mangia, e solo l’uomo intelligente sa mangiare», scriveva il giurista nato 250 anni fa. (Gigi Padovani, Stampa, 9 agosto 2005, p. 60, Società e Cultura) • [tit.] Itinerario «Senza provincialismi» di un gastrosofo parte-salernitano [testo] […] E ora il gastrosofo sconfitto [Antonio Vacca] risorge come maccheronica fenice dalle proprie ceneri con questo «Senza provincialismi» in cui inanella recensioni e riflessioni. (An[tonio] Fi[ore], Corriere del Mezzogiorno, 21 gennaio 2006, Salerno, p. 14).
Composto mediante la giustapposizione dei confissi gastro- e -sofo.
Già attestato nella Stampa del 22 aprile 1995, p.18, Società e Cultura (Gabriella Bosco).