genio1
gènio1 s. m. [dal lat. Genius, nome proprio della divinità tutelare, e fig. (come nome comune, genius) «inclinazione, disposizione»]. – 1. a. Nella mitologia pagana, lo spirito, buono o cattivo, che presiedeva al destino degli uomini dalla nascita alla morte, e anche lo spirito che aveva sotto la sua protezione una città, un popolo, una nazione: g. benefico; il g. di un luogo, il g. di Roma; il g. familiare di Socrate (analogam., il g. familiare di T. Tasso, spirito buono che nell’infermità della sua mente il poeta credeva gli apparisse di tanto in tanto per conversare con lui su problemi dottrinali). Con questo sign. originario (in cui genio si alterna spesso con l’espressione nume tutelare), è frequente l’uso delle forme latine genius loci, genius familiaris. b. fig. Essere immaginario o forza astratta a cui si attribuiscono certi eventi della nostra vita o l’ispirazione di risoluzioni prese: così ha voluto il mio buon (o il mio cattivo) g.; anche con riferimento a persona: essere il buono o il cattivo g. di qualcuno, esercitare buona o cattiva influenza su di lui e sulle sue decisioni: è stata lei per molto tempo il mio buon g.; g. tutelare, persona che ci assiste e protegge nelle necessità. c. Il g. della poesia, della musica, della pittura, lo spirito che si immagina, per una simbolica finzione, presiedere a ciascuna di queste arti, o personificarle. Anche, la rappresentazione in pittura o scultura di uomini o fanciulli alati, con emblemi e attributi varî, che raffigurano allegoricamente le arti, le virtù, i sentimenti o particolari avvenimenti: il g. della Libertà, della Morte; il g. della Bastiglia, a Parigi. d. Per estens., nome generico di spiriti dotati di potere magico (gnomi, folletti, ecc.) che nei racconti di fate si suppongono abitare l’aria e la terra. 2. a. Talento, disposizione naturale, attitudine a qualche cosa: avere genio per la pittura, per la musica; avere il g. della guerra, del commercio, degli affari; anche di tendenze non positive: avere il g. del male, della distruzione, dell’impostura, degli intrighi. b. Carattere, indole, gusto: secondare il proprio g., il g. di altri; non è cosa conforme al mio g.; persona o cosa di mio, tuo g., ecc., che s’accorda con l’indole e con le opinioni nostre o d’altri: è un lavoro di mio g.; mi pare che non sono riuscito di suo g.; finalmente avete trovato un’occupazione di vostro g. (anche iron.); dare nel g. a qualcuno, andargli a g., incontrarne il g., piacergli, riuscirgli simpatico, impressionarlo favorevolmente: la tua proposta non mi va a g.; è un giovanotto che incontra poco il mio g.; fare una cosa di g., con g., volentieri, con piacere, con soddisfazione, in quanto conforme alla propria indole. c. Carattere proprio o distintivo: il g. d’una nazione, d’un popolo; il g. dell’Italia, della Francia; il g. della stirpe (spec. con riferimento alle qualità ereditarie); il g. della lingua, il g. delle lingue, espressioni di origine prob. francese, e certamente diffuse dall’illuminismo, con cui nel sec. 18°, e ancora nel 19°, si voleva indicare l’intima e particolare natura di ciascuna lingua, l’insieme dei caratteri specifici per cui una lingua si distingue da un’altra: il mio principio era che potesse entrare nella lingua comune quanto nei dialetti potesse essere capito e avesse una certa conformità di genio e di andamento con quella (F. De Sanctis). 3. a. Somma potenza creatrice dello spirito umano, propria per virtù innata di pochi ed eccezionali individui, i quali per mezzo del loro talento giungono a straordinarie altezze nell’ambito dell’arte o della scienza: il g. di Dante, di Michelangelo, di Leonardo; possedere un g. universale; è proprio del g. precorrere i tempi; spesso il g. confina con la pazzia; tutte le sue opere portano l’impronta del g.; avere un lampo di genio. Con sign. attenuato: c’è del g. in lui, cioè ingegno, finezza d’intuito o di gusto, e sim.; uomo di g., chi, all’originalità dell’ingegno, unisce la capacità di dare forma e tradurre in atto quanto la fantasia o l’immaginazione gli detta. Più genericam., ingegno creativo: Lui folgorante in solio Vide il mio g. e tacque (Manzoni). b. La persona stessa dotata di genio: essere un g. nella pittura, nella matematica, nelle scienze; fu il più grande g. del secolo; Machiavelli fu un g. della scienza politica; g. sommo, altissimo, sovrano, universale; credersi un g.; g. incompreso, per lo più iron., di chi presume altamente di sé, senza aver dato nessun saggio del proprio valore. 4. In medicina, l’insieme delle caratteristiche epidemiologiche di una data infezione, soprattutto nei
riguardi della diffusibilità e della virulenza; dipende da varî fattori biologici e fisici inerenti
da una parte al virus, dall’altra all’ambiente.
◆ Dim. geniétto, giovinetto d’ingegno promettente; fanciullo dipinto o scolpito che raffigura simbolicamente un’idea astratta: un genietto alato; pegg. geniàccio, genio sregolato, ma spesso capace di apprezzabili intuizioni: un certo geniaccio non gli si può negare.