gente2
gènte2 s. f. [lat. gens gĕntis, affine a gignĕre «generare», genus, genĭtus, ecc.]. – 1. Nella Grecia e in Roma antica, gruppo di famiglie che riconosceva un ceppo comune e prendeva spesso il nome da un capostipite reale o anche fittizio: il regno della Giulia g. (Foscolo). 2. a. Stirpe, nazione: la g. latina, la nostra g.; Itala g. da le molte vite (Carducci); popolazione: una g. fiera, nobile; è un paese di buona g.; Poi Fiorenza rinova gente e modi (Dante). Nel diritto romano classico, diritto delle g. (lat. ius gentium), in senso lato, il complesso delle norme egualmente osservate presso tutti i popoli civili, perché suggerite dalla ragione naturale; in senso più stretto, quando nei rapporti fra Romani e stranieri si applicarono istituti più semplici e privi degli elementi proprî di ciascun popolo, il complesso delle norme che regolarono questi istituti. b. ant. Le genti, i gentili (v. gentile2); rimane nella locuz. apostolo delle g., attributo di san Paolo. 3. Con sign. affine all’originario, i componenti di una stessa famiglia e, con l’agg. possessivo, i parenti: ti voglio far conoscere la mia g.; proviene da g. umile. 4. a. Numero indeterminato di persone riunite in un luogo o comunque considerate collettivamente: c’era poca g. a teatro; c’è molta g. in sala d’aspetto; a novembre cominciava a spandersi per tutta la città una contagiosa atmosfera natalizia che invogliava la g. a spendere e divertirsi (Melania Mazzucco); ehi, buona g.!, chiamando un gruppo di persone, spec. di persone affabili e alla buona, come contadini e sim. (l’espressione è oggi rara). b. Insieme, pluralità di persone in genere, e in partic. gli altri contrapposti a noi: mescolarsi tra la g.; sfuggire la g.; Altro schermo non trovo che mi scampi Dal manifesto accorger de le g. (Petrarca); la g. mormora, sparla, maligna. Anche gli uomini nella loro totalità, il mondo, l’umanità: gli umori della g. sono mutevoli; State contenti, umana g., al quia (Dante). Spesso, al contrario, può indicare pochissime persone, o anche una sola, ed è allora sinon. di «qualcuno»: non si può entrare, c’è g.; bada che viene g.; stasera abbiamo g. a cena. c. Con opportune determinazioni, categoria, o tipo, specie, di persone: g. per bene, onesta, ricca, spregevole, equivoca, volgare, ecc.; g. povera (diverso da povera g., che è espressione di commiserazione); g. da forca, g. da galera; g. di città, g. di campagna; poet. (in Dante), la morta g., la perduta g., i dannati. In partic.: g. di lettere, i letterati; g. di toga, gli avvocati, i giudici; g. di chiesa, gli ecclesiastici, i chierici; g. d’arme o g. armata, i soldati; g. di teatro, registi, attori, scenografi, ecc., e analogam., g. del cinema. d. ant. Milizie: gente a piede, gente a cavallo; far gente, raccogliere milizie: fatta grandissima moltitudine di g., sopra il re di Tunisi se ne venne (Boccaccio). 5. Nel linguaggio marin. di bordo, l’equipaggio o parte di esso: g. di guardia, g. franca, la parte dell’equipaggio che è impegnata nel servizio o rispettivam. libera dal servizio; gente di mare, nella marina mercantile, l’insieme delle persone che prestano la loro opera a bordo; nella marina antica, gente di remo, gente di capo, rispettivam. la ciurma e quelli che a essa sovrastavano: Prendici per tua g. di capo! ... Prendici per tua g. di remo! (D’Annunzio). Analogam., in aeronautica, gente dell’aria, l’insieme delle persone che sono legittimate a esercitare a titolo professionale le
attività e le funzioni inerenti ai servizî aerei civili. ◆ Dim. e spreg. genterèlla (o gentarèlla), gentétta, gente da poco, meschina d’idee, o soltanto povera, misera: gentetta che non sono nemmeno capaci di fare i mascalzoni (Pavese); gentina, gentùcola, gente di bassa condizione, pettegola, dispettosa; gentùccia, gente volgare, spregevole; pegg. gentàccia, persone cattive, di pessimi costumi e disoneste.