gentiluomo
gentiluòmo (ant. 'gentile uòmo') s. m. [comp. di gentile1 e uomo; i sign. 2 e 3 per traslato] (pl. gentiluòmini). – 1. a. Uomo di nobile origine e che ha la condizione sociale, le cariche o i privilegi che per la sua nobiltà gli competono: Federigo imperadore fece impendere un giorno un grande gentile uomo per certo misfatto (Novellino). In partic., titolo di chi esercita speciali mansioni nelle corti: g. di corte, g. di palazzo, g. di camera, g. di servizio. b. Chi, anche non nobile di nascita, rivela educazione fine, indole cavalleresca, modi signorili e rettitudine di costumi: per ciò che piacevol gentile uom mi parete, vi menerò da lei (Boccaccio); essere un vero g.; comportarsi da g.; dimostrare coi fatti di essere un gentiluomo. 2. Cannone in uso dal sec. 16°, lungo circa un metro, costruito in legno cerchiato di ferro, e usato per lanciare pietre e mitraglie. 3. Malattia del riso, detta anche mal dello sclerozio, caratterizzata da un annerimento della porzione del culmo e delle guaine che stanno sott’acqua, seguito da screpolamento e dalla morte della pianta; anche, l’alterazione del riso detta comunem. lussuria.