giovinezza
giovinézza (ant. o poet. giovanézza) s. f. [der. di giovine, giovane]. – 1. L’età intermedia tra l’adolescenza e la maturità, e per estens. tutta la prima età dell’uomo (contrapp. a vecchiezza): durante la g.; nella mia prima g.; giovanezza è colmo della natural vita (Dante); il vigore della g., il fiore della g.; perdere la g., trascorrerla invano, senza frutto: indarno mi dorrò d’avere la mia giovanezza perduta (Boccaccio); Giovane son, ma si consuma e perde La giovanezza mia come vecchiezza (Leopardi). Seconda g. (per lo più scherz.), il rifiorire, in una persona ormai matura d’età, dell’entusiasmo e dell’energia giovanili. 2. L’essere giovane: bisogna essere indulgente con lui, in considerazione della sua giovinezza. Per estens., il fatto d’essere nella prima età, nel primo stadio dello sviluppo, nel periodo di formazione, detto di animali o piante, e fig. anche di altre cose: la g. del cavallo si conosce dai denti; la g. di un popolo, di un’arte. Con sign. specifico, in geografia fisica, stadio di g., la prima fase del ciclo di erosione fluviale, molto attiva (a causa dei forti dislivelli) e irregolare, che dà luogo a erosione in profondità, rapida e risalente lungo il filone vallivo, con formazione di gole, forre, ecc. 3. a. Il complesso delle qualità, delle manifestazioni e dei caratteri proprî di chi è giovane: non ha conosciuto la g.; agli anni miei Anche negaro i fati La giovanezza (Leopardi). b. fig. Freschezza, vigore, vivacità proprî dell’età giovanile: possedere, ritrovare la g. della mente, del cuore; ha conservato intatta fino alla più tarda età la g. dello spirito. Con altro senso fig., poet.: e tu che ardisci in terra Vestir d’eterna giovinezza il marmo (Foscolo, con riferimento allo scultore A. Canova).