giubileo
giubilèo (ant. o pop. giubbilèo) s. m. [dal lat. tardo, eccles., (annus) iubilaeus, der. dell’ebr. yōbēl, propr. «capro» (perché la festività ebraica era annunciata con il suono di un corno di capro), raccostato al lat. iubilare «giubilare2»]. – 1. Presso gli Ebrei antichi, festività che ricorreva ogni cinquantesimo anno, santificata con il riposo della terra (per cui erano vietati semina e raccolto), con la restituzione della terra al primitivo proprietario, quando un ricco se ne fosse impossessato, e con la liberazione degli schiavi. 2. Nella Chiesa cattolica, indulgenza plenaria solenne elargita dal papa, in origine (dall’anno 1300) ogni 50 anni, poi (dal 1450) ogni 25 anni, ai fedeli che si rechino a Roma e compiano particolari pratiche religiose; anche, l’anno in cui si celebra tale solennità (detto anno del g. o anno santo). Giubilei straordinarî vengono talora indetti dal papa per intensificare la pietà dei fedeli in determinate circostanze (per es., in momenti difficili per la Chiesa o per le nazioni, o all’inizio di un pontificato, o per celebrare importanti ricorrenze), e altri, locali, possono essere concessi in speciali coincidenze di date con determinate festività (per es., a Santiago di Compostela, quando il 25 luglio cade di domenica). 3. Per estens., cinquantenario, spec. nelle espressioni g. sacerdotale, g. episcopale, il compiersi del 50° anno dalla prima messa, dall’assunzione all’episcopato; meno com., g. di regno, di matrimonio, di cattedra, e sim. 4. G. d’oro: moneta d’oro, del valore di 3 ducati, fatta coniare dal papa Niccolò V in memoria dell’anno santo 1450 da lui celebrato.